Possanzini: “Qualche telefonata l’ho ricevuta ma ho voglia di rimanere a Mantova”

“Il mio futuro è a Mantova”: tra telefonate e rinnovo

La prima vera e propria esperienza da allenatore su una panchina “stabile” per Possanzini è quella col Mantova, e l’esordio non è uno di quelli che si dimenticano così facilmente. Da un potenziale campionato di Serie D da dover disputare, al ripescaggio in Serie C ed alla promozione diretta in Serie B: una montagna russa di emozioni che rende l’operato di Possanzini e del suo Mantova ancora più spettacolare di quanto lo sia effettivamente stato. L’ex calciatore del Torino, nonostante le prime chiamate ricevute da altri club, non ha assolutamente intenzione di lasciare la sua squadra con una Serie B da disputare: “Il presidente ed il direttore sportivo hanno dimostrato che la parola progetto, di cui spesso si parla nel calcio, esiste davvero, ed io non posso che ringraziarli. Il mio futuro? Qualche telefonata l’ho ricevuta, così come ho avuto qualche interessamento però per come è andato l’anno, per quello che abbiamo costruito, ho voglia di rimanere a Mantova ed ho rinnovato il contratto mettendo così tacere tutto”.

Un passato nel Torino ed il tifo per la Juventus

Possanzini ha rilasciato delle dichiarazioni anche a Tuttosport ad inizio maggio, in cui non ha nascosto la sua fede bianconera sin da quando provava ad emergere nelle giovanili del Torino: “Oggi guardo ancora la Juve: non sono più tifoso come quando il mio idolo era Baggio, ma se vince sono contento”. I riferimenti al Torino ed al suo percorso nelle giovanili, che gli ha permesso di addentrarsi nel calcio che conta, ovviamente non mancano: “Ho cominciato da quel settore giovanile. Mio padre come premio per la promozione dalla quinta elementare mi regalò uno stage estivo a Cesenatico alla scuola calcio di Gigi Gabetto, il figlio di Guglielmo. Mi notarono gli osservatori ed entrai in un mondo magico. Ricordo il primo giorno al Filadelfia, anche se non era bello come oggi. E sul suo attuale ruolo al Mantova: “L’ambizione di tornare a Torino un giorno da allenatore, magari anche solo da avversario, certo che esiste”.

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