Poker Milan con rimonta. Il successo col Celtic vale i sedicesimi

Scozzesi avanti con Rogic ed Edouard, poi Calhanoglu, Castillejo, Hauge e Brahim ribaltano il match. Unico neo: l’infortunio di Kjaer dopo 10′

Senza dubbio un po’ più complicata del previsto, ma la penultima serata della fase a gironi consegna al Milan nei minuti finali il verdetto più bello: qualificazione ai sedicesimi di finale con un turno di anticipo, grazie al 4-2 rifilato al Celtic e grazie al 2-1 del Lilla sullo Sparta Praga. Sì, tutto nei minuti finali, ovvero quando Brahim Diaz ha certificato i tre punti a San Siro realizzando il quarto gol, e quando la doppietta di Burak Yilmaz a Lilla ha piegato i cechi, che erano passati in vantaggio. Pioli non poteva festeggiare nel migliore dei modi il ritorno in panchina dopo i diciotto giorni di impedimenti dovuti al Covid.

Formazioni

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Turnover come da prassi europea per i rossoneri, che rispetto al consueto si sono presentati con Dalot e Gabbia in difesa, Krunic in mediana e Castillejo e Hauge sulla trequarti. In attesa del rientro di Ibra, che anche stavolta ha seguito i compagni da bordo campo, attacco affidato a Rebic. Di fronte al Diavolo un Celtic in crisi di nervi e di identità, sommerso dalle critiche, dalle polemiche e dalle voci che danno Lennon a un passo dall’esonero. D’altra parte gli scozzesi sono sprofondati a -11 dalla vetta occupata dai Rangers (con due partite in meno, però), sono appena stati eliminati – in casa – in Coppa di Lega e si sono ritrovati fuori dai giochi per i sedicesimi di Europa League già giovedì scorso, dopo il secondo k.o. con lo Sparta Praga.

Rimonta

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L’avvio rossonero è uno shock, perché nel giro di un quarto d’ora il Diavolo si ritrova sotto di due gol (e pure senza Kjaer, fuori per infortunio dopo undici minuti, rimpiazzato da Romagnoli), e per cause da imputare soltanto a se stesso. Una brutta galleria degli orrori difensivi in cui si vede purtroppo un po’ di tutto. Sulla prima rete scozzese è Krunic a consegnare palla a Rogic dopo aver sbagliato clamorosamente uno stop facile facile su appoggio di Donnarumma al limite dell’area. Sul secondo i rossoneri prima sbagliano l’uscita e poi tengono in gioco Edouard con una linea del fuorigioco che non funziona (Romagnoli sale, Dalot resta sulla mattonella e il pasticcio è servito). Un doppio schiaffo che per diversi minuti provoca sbandamenti e mina certezze, producendo errori banali negli appoggi e un giro palla nervoso e contratto. In altre parole, un Milan che non siamo (più) abituati a vedere ormai da tempo, se escludiamo la serataccia col Lilla. L’inizio della riscossa infatti non arriva dal gioco, ma da un episodio. E cioè una palla inattiva, ovvero una magnifica punizione di Calhanoglu. Passano soltanto due minuti ed è pari, questa volta sì, grazie a una bella azione corale che passa dai piedi di Calha, Hernandez, Rebic e arriva su quelli di Castillejo. A quel punto, passata la grande paura, i rossoneri si risistemano e riprendono a macinare gioco, rispedendo il Celtic nella propria metà campo. E per i primi 45 ci si può accontentare così.

Poker

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Il pareggio però non può, non deve bastare se si vuole arrivare alla sfida di Praga di giovedì prossimo senza patemi eccessivi. Ci pensa Hauge a sistemare la partita sul binario giusto, inventandosi dal nulla un gol fantastico. Minuto numero 6, il norvegese parte come al solito largo a sinistra, accelera accentrandosi, evita l’intervento di ben quattro scozzesi e la piazza nell’angolino lontano. Applausi e felice déjà-vu: il Celtic, all’andata, per lui aveva significato il primo gol in maglia rossonera. Dopo il vantaggio il Milan commette l’errore di rintanarsi un po’ troppo, permettendo agli scozzesi di prendere campo e metri importanti. Soprattutto con l’inesauribile Frimpong, spina costantemente infilata nel fianco sinistro del Diavolo. Donnarumma per esempio

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