Pogba: “Io musulmano triste Orrore i fatti di Manchester”

30 giugno 2017 – Milano

I suoi film preferiti sono – nell’ordine – Pulp Fiction, Il Gladiatore e Scarface e non gli dispiacerebbe affatto provare a recitare “per diventare il nuovo Denzel Washington”, ma per il momento Paul Pogba è tutto concentrato sul calcio. Tanto da ammettere di non avere tempo per una ragazza fissa (“la mia mamma è la mia ragazza, anche se spero un giorno di avere dei figli e una moglie, quando sarà il momento giusto e troverò la donna giusta”). Più facile forse convincere i detrattori che il Manchester United della passata stagione non fosse poi così male. “Già, ci hanno detto che eravamo la squadra peggiore al mondo, ma intanto abbiamo vinto tre trofei… La gente può dire quello che vuole… Siamo i peggiori? Ok, nessun problema, lo accetto, come accetto che non abbiamo giocato bene e che non abbiamo fatto questo o quello, ma io so cosa abbiamo fatto: abbiamo vinto tre trofei ed è la sola cosa che importa, perché puoi anche essere la squadra migliore al mondo e giocare il calcio più bello del mondo, ma se poi vinci zero trofei nessuno si ricorderà di te”.






LA MORTE DEL PADRE E L’ATTENTATO DI MANCHESTER — È un Pogba carico a mille quello che si racconta sulle pagine di Esquire di luglio e agosto in una lunghissima intervista che spazia dal calcio alle questioni più intime e personali. Come la perdita del padre Fassou a meno di due settimane dalla finale di Europa League contro l’Ajax, vinta dallo United, che gli è servita per capire “che la vita dev’essere goduta fino in fondo, perché in un attimo cambia tutto e non ci sei più. Mio papà era un uomo molto forte, pure molto testardo, ma era anche molto buono, divertente e intelligente, è stato un ottimo padre e io sono orgoglioso di essere suo figlio”. La finale di Stoccolma è legata anche ad un altro fatto tragico, ovvero l’attentato terroristico alla Manchester Arena del 22 maggio scorso che ha ucciso 22 persone: un atto che ha profondamente scosso il 24enne francese, che è di fede musulmana. “È un momento davvero difficile (per un musulmano che vive a Manchester, ndr), ma non possiamo arrenderci, non possiamo lasciarli vincere e smettere di vivere. Uccidere un altro essere umano è qualcosa di folle e non ha nulla a che fare con la religione, questo non è l’Islam e lo sanno tutti, non solo io”.

VIA DALLO UNITED PER GIOCARE — Tornando alla stagione calcistica appena conclusa, Pogba giura che l’etichetta di calciatore più costoso al mondo non ha influenzato le sue prestazioni, “perché me ne sono dimenticato dopo una settimana ed erano gli altri che me lo ricordavano, che dicevano che ero sopravvalutato, avevo troppi soldi, spendevo troppo e tutto il resto… Ma alla fine questo ragazzo si sta godendo le vacanze con la sua medaglia e i suoi trofei e l’anno prossimo farà la Champions League”. Quindi, tutti zitti, come del resto faceva anche lui davanti a Sir Alex Ferguson quando arrivò dalla Francia a 16 anni. Ma solo perché all’epoca “non capivo una parola di quello che diceva, per via dell’accento Mancunian“. Ma non è stato per un problema linguistico che Pogba decise di andarsene da Manchester e dallo United per trasferirsi alla Juventus. “Me ne sono andato per giocare, perché questa era l’unica cosa che volevo. Anche se ero giovane, sentivo che era arrivato il mio momento e non volevo aspettare, ma mia madre me lo aveva detto che un giorno sarei tornato indietro”. E così è stato, perché si sa che le mamme hanno sempre ragione.

 Simona Marchetti  

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