Pirlo non molla, vuole tenersi la Juve: perché potrebbe sperarci. E perché no…

La Champions League è la variabile più importante, ma i due trofei sono un argomento a favore del tecnico bianconero, che ha detto: “Mi confermerei”. Eppure i risultati sui due campi centrali della stagione della Signora, campionato e Champions, già da settimane sembrano averne segnato il destino

Il destino di Andrea Pirlo appare segnato da qualche settimana e da lunedì ogni giorno è buono per le decisioni, quando la qualificazione o meno alla Champions League completerà gli elementi per fare un bilancio della stagione. Sorridente come poche altre volte, forse anche da giocatore, anche se il suo linguaggio del corpo è da sempre un elemento di analisi fin troppo sotto la lente, il tecnico è sembrato godersi come mai la serata, che ha avuto significati anche personali importanti. E dopo i festeggiamenti ha lanciato il messaggio promozionale: “Non è il momento di parlare di futuro. Ora pensiamo al Bologna. Io mi confermerei perché amo il calcio, questo lavoro e la Juve. Il mio obiettivo è continuare qui, poi la società prenderà le sue decisioni”. Sul tavolo gli argomenti: a favore e contro la sua conferma.

Perché sì

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Per una squadra che con le finali ha un rapporto non sempre felice, il due su due di Andrea Pirlo colpisce sempre. Ed evidentemente la Coppa Italia non è la Champions League, ma l’ultimo successo era di tre anni fa: Sarri non l’aveva vinta, l’ultimo Allegri neanche, e Conte è ancora a zero. Le difficoltà a trovare un’identità compiuta non aiutano gli argomenti tecnici a favore di Pirlo, ma l’esplosione di alcuni giocatori come patrimonio per il futuro (Chiesa su tutti, in una certa misura Kulusevski ma anche la miglior stagione in carriera di veterani come Cuadrado e Danilo) è senza dubbio un argomento a suo favore. Le ultimissime settimane, complice l’organico al completo, hanno visto anche scelte forti nei confronti dello spogliatoio, tenendo fuori Bonucci, togliendo Ronaldo con l’Inter quando era necessario, rinunciando nelle ultime due partite sia a Morata che a Dybala pur di puntare su Kulusevski (e uno dei due non è entrato neanche a gara in corso). In ogni caso, se la Juve delle ultime tre partite è davvero il punto di approdo di Pirlo, allora c’è veramente materiale interessante da cui ripartire.

Perché no

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Basterebbero i risultati, soprattutto se sei la Juve, tra gli argomenti per un cambio della guida tecnica. Quella di un tecnico esordiente è una scelta che fai sapendo che è un investimento per il futuro (o magari una vera e propria scommessa), che rischia di non portare ritorni immediati e in cui un passo indietro nei risultati è messo in conto. Ma la Juve ne ha fatti più di uno: chiudere secondi poteva anche essere fisiologico, già quarti sarebbe un’altra cosa, figuriamoci quinti, e anche nel complesso caso di un lieto fine arrivare a giocarsi la qualificazione alla Champions League all’ultima giornata è un esito ben lontano dall’organico a disposizione, anche in un’annata storta che può capitare. Per non parlare del cammino europeo, col tanto fumo, anche gradevole, della positiva prima fase, poi azzerato al momento dell’arrosto, il primo turno a eliminazione diretta (ma agli ottavi si era fermato una volta anche Sarri, e Conte una volta non ci è neanche arrivato…).

Poi ci sono altre valutazioni: la scelta di Pirlo nasceva per provare a coniugare la statura e il pedigree di successi del club con la ricerca di un’evoluzione anche estetica dello stile di gioco. E con tutti gli alibi indubbi, dall’esordio in panchina alla mancanza del precampionato, dalla difficile chimica se hai Cristiano alla mancanza degli uomini richiesti a centrocampo, pur a fronte di idee anche visibili e interessanti (ma forse troppo ambiziose per un gruppo che faticava a darsi certezze) la riuscita è stata nel migliore dei casi sfortunata, di certo troppo discontinua. Ormai è questione di giorni, e sapremo.

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