Pirlo, che colpo da Maestro: ha rigenerato gli oggetti misteriosi Ramsey e Rabiot

Deludenti e criticati con Sarri in panchina, i due centrocampisti sono stati subito titolari con il nuovo tecnico e sono apparsi trasformati: sarà vera svolta?

Andrea Pirlo non ha la bacchetta magica, anche se tutti lo chiamano Maestro, ma qualcosa – se non proprio una magia – dev’essersi inventato, perché già dopo la prima partita del nuovo campionato contro la Sampdoria sono partiti subito titolari e sembrano trasformati anche due giocatori sommersi nell’era-Sarri più da critiche che da carezze. Aaron Ramsey e Adrien Rabiot, i ranocchi che diventano principi, alla fine si sono guadagnati gli applausi, in particolare il gallese. Che cosa abbia fatto il nuovo tecnico per rivitalizzarli lo scopriremo nelle prossime puntate, sta di fatto che oggi stanno entrambi bene fisicamente (e non era scontato) e sembrano dare più garanzie rispetto a qualche mese fa.

RAMSEY

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Arrivato a parametro zero dopo 369 partite e 64 gol con l’Arsenal, nella sua prima stagione bianconera non ha quasi mai reso secondo le aspettative, sui suoi livelli. Sul rendimento hanno pesato non poco i tanti infortuni muscolari, ma fin dall’inizio Aaron è sembrato non riuscire ad ambientarsi. Stentata la partenza, molto difficoltoso il dopo-lockdown. Fatti i conti, 4 gol in 35 gare sono pochi e, a parte l’exploit tra febbraio e marzo contro Spal e Inter (con due gol pesanti), il gallese non è riuscito quasi mai a mostrare le qualità che si erano viste nell’Arsenal. Eppure la Juve è sempre stata convinta di avere tra le mani un centrocampista di qualità, in grado di armonizzarsi bene con il resto della squadra. E, quindi, nonostante le tante critiche e i tanti dubbi sulla sua tenuta fisica, ha deciso di tenerlo (il contratto scade nel lontano 2023), provando a capire se con un’altra “mano” – quella di Pirlo – è possibile spremere qualcosa di buono. A quanto pare sì: per quanto visto contro la Samp, nessuno adesso potrà dire – come accaduto a volte la passata stagione – che la Juventus con Ramsey gioca in dieci.

RABIOT

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Nessuno, fuori e dentro la Juve, ha mai messo in discussione neppure la classe e la visione di gioco di Rabiot, ma anche lui con Maurizio Sarri in panchina le ha fatte soltanto intravedere, e non spesso. Rabiot è parso lo specchio della Juve sarriana: vorrei, ma non posso. Eppure sembrava avere le carte per inserirsi alla perfezione negli schemi del tecnico. L’adattamento, però, è stato più lento del previsto. Alle difficoltà iniziali – in campionato 27 minuti giocati all’esordio contro il Parma e poi tre panchine di fila contro Napoli, Fiorentina e Verona – si sono aggiunti i problemi agli adduttori, che hanno rallentato il suo utilizzo. Tanto è vero che soltanto tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 si è cominciato a vedere in campo con una certa continuità. Alla fine il francese ha collezionato 37 presenze tra Serie A e coppe, con un gol (ininfluente) contro il Milan dopo il lockdown. Arrivato a costo zero dopo un lungo corteggiamento e con uno stipendio di 7 milioni, Rabiot nei piani della Juve e di Sarri doveva essere il centrocampista capace di combinare tecnica a fisico. Ma i segnali arrivati durante tutta la stagione passata sono stati a intermittenza. Troppo poco per non pensare a un mercato in uscita: già a gennaio aveva provato a prenderlo in prestito l’Everton di Ancelotti e poi si era pensato a Rabiot come arma per arrivare a Pogba. Ieri, invece, Pirlo l’ha fatto giocare titolare, ottenendo le prime confortanti risposte.

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