Pioli, una lezione a Sarri

Sono rimaste in tre, a punteggio pieno, dopo una sosta infernale per tutti e alla vigilia del primo turno delle coppe europee. Il Napoli, che sabato aveva ribaltato la Juve-paperissima, il Milan di Pioli e Ibra e la Roma di Mourinho, che continua la sua marcia inarrestabile da quando ha iniziato a giocare per il passaggio del turno (preliminari di Conference League) o per i tre punti (in campionato). Nella stagione in cui ci sarà una speranza per chiunque in zona scudetto, è caduta la Lazio a San Siro e ha rallentato l’Inter a Genova, contro la Samp, nonostante fosse andata due volte in vantaggio. Ma si sapeva: con Simone Inzaghi la squadra nerazzurra prenderà qualche gol in più rispetto alla gestione-Conte ma potrebbe anche farne più di quando aveva Lukaku, che non ha una controfigura in Europa alla sua altezza. L’Inter gioca, crea, inventa ma poi in qualche occasione può pagare la propria esuberanza: a Genova non è stata fortunata, un mezzo autogol di Dzeko e una disattenzione collettiva clamorosa l’hanno costretta a rincorrere il colpo nel finale, ma una volta rimasta in dieci per l’infortunio a Sensi si è dovuta accontentare aspettando il Real.
     Inzaghi, semmai, può aver ricevuto segnali importanti dalla partita di San Siro, dove il Milan ha esibito tutta la sua forza contro la Lazio, dando la sensazione di essere la rivale più pericolosa nella difesa del titolo. È ancora molto presto, sia chiaro, ma le indicazioni emerse sono abbastanza chiare: Pioli ha una rosa importante, ricca di soluzioni offensive, soprattutto dopo il ritorno di Ibrahimovic, in gol pochi minuti dopo il suo ingresso, e l’acquisto di Giroud. Se poi Leao continuerà a giocare come ieri sera, quando è apparso inarrestabile per la fragile difesa della Lazio, il Milan avrà dalla sua anche l’imprevidibilità di un talento che sembra ancora non credere a se stesso.
     Pioli ha stritolato Sarri dal punto di vista tattico e fisico con una squadra aggressiva e ricca di qualità, feroce nel recupero del pallone: Luis Alberto e Milinkovic marcati a uomo, Felipe e Pedro anticipati prima che innescassero la quinta marcia, Leiva soffocato non solo dalla sua inevitabile stanchezza. La Lazio non è mai riuscita a trovare una soluzione per alzare la testa e confrontarsi con il Milan: si vede che è un cantiere ancora aperto, ma i nove gol contro l’Empoli e lo Spezia avevano illuso qualcuno che il passaggio da Inzaghi a Sarri fosse già stato assorbito dai biancocelesti. Niente di più sbagliato: la squadra, intesa proprio come squadra, è in grande ritardo, soprattutto nella fase di recupero palla e nell’atteggiamento difensivo. In pratica la linea di Sarri ha accompagnato i milanisti verso l’area di Reina sia in occasione del primo gol di Leao sia nel raddoppio di Ibrahimovic: passare da tre a quattro non è mai facile, in particolare quando giochi con due centrocampisti offensivi come Luis Alberto e Milinkovic e due ali come Pedro e Felipe al servizio di Immobile, che ha vissuto un’altra serata da incubo con le spalle alla porta. Avrà pensato di essere rimasto in Nazionale, isolato in un contesto tattico che non esalta le sue qualità. Le correzioni preparate di corsa da Sarri, con gli inserimenti di Lazzari, Zaccagni e poi di Basic, non hanno prodotto alcun effetto, anzi…: il Milan ha dominato dal primo all’ultimo minuto e l’errore di Kessie dal dischetto ha solo aiutato la Lazio a contenere il risultato. Ci vorrà tempo, al tecnico toscano, per trasmettere la sua mentalità, che non prevede l’attesa ma si dedica solo all’offesa: potrà reggere la Lazio così tanti giocatori d’attacco tutti insieme? La sensazione è che la risposta sia decisiva per il futuro biancoceleste.

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