Pioli-Inzaghi, destini incrociati: ora i due amici si giocano la Champions

Simone allenava la Primavera della Lazio nel 2015, quando Stefano fu esonerato: promosso in prima squadra da Lotito e Tare, ha iniziato un ciclo che dura ancora oggi

Lotito gliel’aveva promesso anni prima, quando Simone vinse il primo titolo con gli Allievi Regionali: “Tranquillo, ti porto in Serie A”. Giugno 2010: Inzaghi era ancora “Inzaghino” e Pioli allenava il Chievo in Serie A, sfida tra amici non prevista. Carriere diverse, agli antipodi, ma destinate a incrociarsi più e più volte. Come quel giorno all’Olimpico, cinque anni fa, quando finì un amore e ne nacque un altro, oggi ancora solido. Diventato decisivo: il Lazio-Milan di stasera vale la Champions. Pioli gioca per blindarla, e in trasferta va forte (13 successi), Inzaghi per restarci aggrappato.

Decisivo

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La “difesa dei parametri zero” – Patric, Bisevac, Hoedt, Braafheid – tolse a Pioli la bella Lazio che aveva forgiato in silenzio, sconfitta 4-1 nel derby del cambio di passo: dal “Normal One” a Inzaghi. Era la Lazio del terzo posto dell’anno prima e della festa a Formello fino alle tre di notte, dopo il poker di Napoli e una partita da film valsa il (momentaneo) ritorno in Champions; quella che sfiorò la vittoria della Coppa Italia, tradita da un doppio palo dello sfortunato Djordjevic sull’1-1, e delle otto vittorie di fila con un Felipe Anderson da “Prova a Prendermi”. Cinque anni dopo è ancora Inzaghi-Pioli, stavolta avversari in un Lazio-Milan che vale il bersaglio grosso. Si gioca di sera ed è un giorno d’aprile, come nel 2015, anni fa decisivo per la carriera di entrambi.

Sui viali

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Il bello è che i due hanno sempre avuto un bel rapporto. Nel 2014-15, quando Pioli era alla guida della prima squadra e Inzaghi in Primavera, i due si incrociavano spesso sui viali di Formello, prima e dopo gli allenamenti, scambiandosi idee e opinioni sul calcio. Spesso Inzaghi si fermava sulla tribunetta del Fersini a vedere gli allenamenti dell’altro. Si parlava di schemi, calciatori, talenti. “Sai Stefano – diceva Inzaghi, – ho un paio di giovani forti, si chiamano Palombi e Murgia”. Quest’ultimo, due anni dopo gli regalerà la Supercoppa Italiana, primo trofeo della sua carriera. E Pioli, che diceva?: “Sto pensando di far esordire Cataldi”. E lo farà: gennaio 2015, Torino-Lazio 1-3, assist a Klose alla prima tra i grandi. Un anno d’oro per entrambi: Inzaghi vinse la Coppa Italia Primavera, Pioli raggiunse la Champions. La stagione successiva, però, si ruppe qualcosa, tant’è che l’idea di cambiare Stefano con Simone a Lotito balenò in testa dopo la Caporetto Sparta Praga, tris in casa e addio all’Europa League. Contestazione pesante a Formello, ore di riflessione, il pensiero che va a quella promessa fatta anni prima: “Forse se la merita una chance”. E invece, fiducia a Pioli fino al derby.

Ricordi

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Il poker giallorosso, e la successiva protesta dei 400 tifosi davanti al centro sportivo, indussero Lotito e Tare a dare la panchina a Inzaghi. “Sette partite, poi si vede”. Destino. Simone prese la Lazio il giorno dei suoi 40 anni e la portò in ritiro a Norcia. Il resto è storia nota. “Voglio restare a lungo”, disse il giorno della presentazione. Cinque anni dopo è ancora lì, insieme a un pezzettino di quella squadra: Patric, Cataldi, Hoedt, Lulic, Parolo e Radu. Pioli, invece, è ripartito piano piano, sempre con grandi club: Inter, Fiorentina, Milan. Durante il lockdown della stagione scorsa ha forgiato la squadra di oggi, aiutato dalle sue grandi doti di comunicatore e dal gigante Ibra, uno dei primi a dargli fiducia (scacciando il fantasma Rangnick). Lui e Inzaghi, da quel giorno d’aprile a oggi, si sono affrontati 10 volte: 5 sconfitte, 2 pareggi e 3 vittorie, le ultime due di fila e con 6 gol segnati. Quanta strada da quel pomeriggio d’aprile. Quante sfide da quelle passeggiate.

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