Perché l’Inter tiene Eriksen? Suning è felice, Conte pure…

Un’alternativa in campo, un problema evitato sul bilancio: ecco come mai la riconversione tattica del danese è stata anche una bella svolta di mercato

La riconversione di Christian Eriksen, da trequartista a regista, è una grande notizia per l’Inter. Non soltanto in chiave tecnica o tattica, ma anche e soprattutto perché evita un bagno di sangue, ovvero una cessione affrettata – e quindi non alle condizioni giuste – soltanto per farlo uscire dalla situazione di separato in casa con Antonio Conte. Un mese e passa fa, Beppe Marotta era stato chiaro, chiarissimo, sintetizzando come sarebbe stato necessario trovare una sistemazione: “Non possiamo trattenere chi ha legittime aspirazioni di giocare con maggiore continuità”. Un mese e passa dopo, a un paio di ore dalla conclusione della sessione invernale di calciomercato, la realtà è esattamente agli antipodi. Una fortuna per l’Inter, quasi una manna oppure una liberazione: dipende dai punti di vista.

Quei 20 milioni

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Nessuno avrebbe messo sul tavolo la cifra spesa dell’Inter appena un anno fa, più o meno di questi tempi. Al massimo avrebbe pagato un prestito oneroso ma senza obbligo di riscatto, avrebbe partecipato a una buona parte dell’ingaggio fino a giugno (cinque mensilità), circa 3 milioni netti il totale, tra bonus, eventuali e varie. Il Leicester ci aveva pensato più di ogni altro e il retroscena vuole che il tentativo si sarebbe materializzato a partire da giovedì scorso dopo i sondaggi dei giorni precedenti. Ma giovedì scorso Christian era appena uscito da trionfatore, copertina a colori dentro il derby di Coppa Italia con quella punizione così bella che soltanto a ripensarla i tifosi nerazzurri hanno brividi di piacere e di felicità. Pochi giorni prima non era entrato nelle rotazioni a Udine, neanche per una ventina di minuti, e anche in quel caso il salvadanaio del mercato – quello che tiene conto di simili dettagli – aveva fatto registrare un altro piccolo crollo nella valutazione del cartellino. Non crediamo che senza la punizione contro il Milan la situazione di mercato si sarebbe modificata, difficilmente l’Inter avrebbe accettato ridimensionamenti. L’ha fatto per Nainggolan, dopo le resistenze dello scorso fine settembre, perché sapeva che sarebbe stato impossibile trattenere il belga controvoglia, già mentalmente indirizzato verso Cagliari. Non l’avrebbe fatto per Eriksen semplicemente perché è una storia troppo più fresca, lunga poco più di un anno, fatta di aspettative fin qui non mantenute per almeno quattro o cinque motivi.

Un nuovo acquisto

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Conte ha poi contribuito a tutto il resto, magari contraddicendosi rispetto a quanto aveva dichiarato un po’ di tempo fa. È di sicuro un punto a favore dell’allenatore, non serve essere coerenti quando è più importante tutelare l’azienda. Conte aveva dichiarato che Eriksen davanti alla difesa sarebbe stato un controsenso, lui lo vedeva soltanto come trequartista e non si sarebbe piegato a esperimenti diversi, ritenuti inutili e forse controproducenti. Conte ha cambiato idea, soltanto gli allenatori non elastici mantengono lo stesso atteggiamento anche dinanzi all’evidenza dei fatti. Il gol nel derby, la maglia da titolare contro il Benevento, una prestazione largamente sufficiente che poi è anche la risposta – molto bella – al mercato quando dà sentenze (giusto che Eriksen vada via) poi non suffragate dai fatti. Eriksen è il vice Brozovic, quando tornerà Marcelo il faro sarà lui, magari un giorno si potrà lavorare per una contemporanea presenza con Barella imprescindibile. Di sicuro è una notizia che dà un respiro di sollievo a Suning, come a voler tutelare l’investimento fatto. Mettiamola così: la riconversione di Eriksen, possiamo chiamarla rinascita oppure fine degli equivoci, è una grande notizia. Come se Christian fosse idealmente l’acquisto, l’unico acquisto, di gennaio dentro una sessione bloccatissima in casa Inter per i noti motivi. Un acquisto che è figlio di un pentimento, di una mano tesa, di un sorriso ritrovato, di una serietà invocata. Quei 20 milioni sono nel cassetto, ben custoditi, senza che ci sia il rischio di una svalutazione. E non è escluso che possano lievitare, ogni tanto funziona anche così.

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