Percassi jr.: “L’Atalanta farà l’Atalanta. Vogliamo il 2° posto. Gasp intoccabile”

Al posto del tecnico (“Paura che ce lo porti via la Juve? Probabile che gli prolungheremo il contratto”), parla l’a.d.: “Finale di Coppa Italia segnata da due episodi a nostro sfavore. Che bella la Champions a Bergamo coi tifosi”

Andrea Elefante

22 maggio – Milano

A tutto Percassi: ieri, oggi e domani, alla vigilia della gara con il Milan che chiude un’altra straordinaria stagione dell’Atalanta e darà altre risposte. Anche se la più importante, la qualificazione alla prossima Champions, la terza di fila, è già arrivata. Dunque ieri: ovvero la finale di Coppa Italia persa contro la Juve, “con due episodi che purtroppo hanno condizionato la gara, e pesato sul risultato”.

Oggi, ovvero Atalanta-Milan: il possibile secondo posto e una risposta definitiva alle molte chiacchiere su questa Dea tirata da giorni per la giacca da una parte (Juventus) e dall’altra (Milan): “Io seguo quello che ha detto il mister, che si è posto un obiettivo preciso: l’Atalanta farà l’Atalanta”. E poi il domani, non meno importante per Luca Percassi, a.d. del club nerazzurro: ovvero l’Atalanta che sarà, il futuro di Gasperini (“Resterà assolutamente il nostro allenatore”), cosa serve per confermarsi e crescere ancora. “Ho chiesto personalmente al mister di parlare a nome della società – ha detto Percassi – perché dopo le partite di Genova e contro la Juve non lo avevamo ancora fatto. Ci sembrava giusto farlo oggi prima dell’ultima di campionato, al termine di un’ennesima, straordinaria stagione dell’Atalanta. E’ un’occasione, per la società, di trasmettere un pensiero che credo sia anche dei nostri tifosi: un immenso grazie di cuore al mister, allo staff, ai giocatori. Non sono stati straordinari, di più: hanno fatto qualcosa che resterà per sempre nella storia della società”.

finale coppa italia

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“Il rigore non concesso per fallo su Pessina e il fallo di Cuadrado su Gosens sono due episodi che purtroppo hanno condizionato la gara, e pesato sul risultato. Gli errori si commentano da soli, non serve farlo noi. E dico questo al di là del valore della Juventus, che ha grandi campioni. La realtà è che quest’anno abbiamo giocato tre volte con la Juve: un pareggio, una vittoria, una sconfitta, dunque tre partite molto equilibrate, in cui ogni dettaglio può fare la differenza”.

i motivi per festeggiare

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“Non abbiamo vinto la Coppa Italia, ma la qualificazione alla Champions equivale a un trofeo, tutto quello che stiamo vivendo sono trofei. E la Champions potremo giocarla a Bergamo, dimenticare che averlo fatto per la prima volta nel nostro stadio, contro l’Ajax, senza un nostro tifoso sugli spalti, era stato un dispiacere enorme. Enorme quanto il fascino di poterlo fare l’anno prossimo. Noi sappiamo da dove veniamo, e lo sanno molto bene anche nostri tifosi: l’Atalanta non potrà mai avere la presunzione di dare per scontato qualcosa di quello che sta vivendo. Quando mio papà parla di obiettivo salvezza parla di un obiettivo autentico, è quello che dobbiamo anzitutto raggiungere ogni stagione. Il resto dobbiamo godercelo, perché non lo abbiamo mai vissuto nella nostra storia. Dire che la Coppa Italia sarebbe stata una ciliegina sulla torta era riduttivo, tanto più pensando a quello che abbiamo vissuto nell’ultimo anno solare: due volte in Champions, un quarto di finale a un passo dalla semifinale, un ottavo perso solo contro il Real Madrid, una finale di Coppa Italia giocando una partita molto importante. Vedo tantissimi motivi per festeggiare: siamo una realtà medio piccola del calcio italiano e europeo, eppure rappresentiamo un sogno che deve essere mantenuto vivo. E’ il nostro messaggio di fronte a qualche progetto che non teneva conto di una cosa: il calcio è fantastico perché è di tutti. E’ un messaggio che la Uefa sta cercando di tutelare, e noi siamo d’accordo: il concetto di meritocrazia è molto semplice, va solo applicato. Con rispetto reciproco: delle medio piccolo nei confronti delle grandi società e con il loro rispetto per le medio piccole”.

clou

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“Il momento più bello di questa stagione è stato martedì sera, quando buona parte della tifoseria ha voluto venire a salutarci: non a Bergamo, ma a Reggio Emilia. Toccante, è successo in un anno in cui i momenti per festeggiare sono stati tantissimi, ma da loro abbiamo sempre avuto grandi dimostrazioni di responsabilità. Rivederci martedì per noi è stato molto significativo: ci è mancato tantissimo il contatto, ma hanno rispettato le vittorie più belle con l’atteggiamento più bello, rispettando le distanze. Di momenti brutti non me ne vengono in mente: forse l’andata con il Real Madrid è stata la partita più condizionata, ma non la definirei un ricordo da cancellare”.

il peso del secondo posto

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“Parliamo di un’Atalanta molto competitiva, ma le nostre rivali sono molto forti, hanno grandi campioni. Io seguo quello che ha detto il mister, che si è posto un obiettivo preciso. Domani l’Atalanta giocherà per quello: poi giochiamo contro campioni che possono cambiare la partita in qualunque momento, ma l’Atalanta farà l’Atalanta. La squadra fisicamente sta bene, emotivamente andrà valutato il peso della finale di mercoledì, ma siamo abituati a giocare ogni tre giorni”.

gasperini

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“Resterà assolutamente il nostro allenatore. Abbiamo la fortuna di vivere in un contesto, la nostra città, dove la prima legge è il lavoro. L’Atalanta rappresenta la sua città: si deve lavorare, non ci sono scorciatoie o segreti, bisogna reinventarsi tutti i giorni. E Gasperini rappresenta perfettamente questo spirito, fondato sul lavoro. Paura che la Juve possa rubarcelo? Il mister in cuor suo sa benissimo quanto vale l’Atalanta e cosa ha rappresentato anche per lui. Il nostro è un matrimonio, non c’è uno più o meno felice, si è tutti felici e consapevoli. Come dice mio padre, con Gasperini c’è un vissuto talmente importante che da lui ripartiamo ogni stagione, da lui riceviamo i maggiori stimoli. E allungargli ulteriormente il contratto non sarebbe una novità, in fondo è capitato alla fine di ogni stagione”.

la crescita futura

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“Il nostro obiettivo è sempre stato crescere, anche se il dogma del “primo, salvarsi” non lo cambieremo mai: è la nostra unica vera certezza, come i dieci anni di fila in Serie A erano il sogno di mio padre quando riprese l’Atalanta. Il calcio è dinamico, e lo è anche il mercato, ma l’Atalanta farà quello che potrà fare per migliorare ancora e con Gasperini abbiamo già avuto tanti momenti di confronto”.

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