Pelé da Fazio: “Quando a Maradona dicevo che sapevo fare gol in tutti i modi”

Ospite a “Che tempo fa” su Rai3 in collegamento dal Brasile: “A Maradona dicevo scherzando che io sapevo far gol in tutti i mod: destro, sinistro, testa. E lui no”

11 aprile – Milano

O’Rey, il più grande, il Re. In collegamento da Santos, in Brasile, con gli studi Rai per la trasmissione “Che tempo fa” di Fabio Fazio, stasera c’era un ospite davvero speciale: Edson Arantes do Nascimiento, ovvero Pelè: “Ringrazio tutti, principalmente gli amici del calcio che mi danno tanta allegria. Voglio dire una cosa però, non chiamatemi signore, mi fa sentire vecchio”. Subito simpatia, subito un sorriso.

Racconti

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“Vi racconto perché mio padre mi disse che ci vuole fegato per fare il calciatore. Ora si parla di grinta. A quei tempi si diceva così perché il fegato è importante, soprattutto per chi beve tanto”. E sorride. Gli mostrano un filmato con alcune sue perle: “Sono sorpreso. Mi emoziona rivedere la mia carriera, c’erano immagini che non avevo mai visto, devo trattenermi per non piangere. Mio papà giocava, aveva il numero 9, faceva il centravanti, segnò tanti gol di testa, una volta ne fece 5 tutti di testa. A Dio chiedevo di essere uguale a lui. Per questo mi commuovo quando parlo di questo, e ringrazio Dio. Uno dei consigli più importanti che mi ha dato, non solo per lo sport, fu di non pensare di essere migliore degli altri”.

Soprannome

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“Pelè non mi piaceva, mi chiamo Edson, in onore di Thomas Edison. Mi chiamarono così perché nell’anno in cui nacqui arrivò la luce nel mio paese”. Poi si parla del Mondiale del ‘58: “Fu una sorpresa venire convocato a 16 anni per il Mondiale in Svezia. Non pensavo fossero tutti così diversi da noi quando sbarcammo. Non c’erano neri, e mi chiedevo che Paese fosse senza neri. Poi mi hanno spiegato. Fu un cambiamento incredibile nella mia vita. Mi dicevano che ero troppo giovane, che era una finale, che ci guardava tutto il mondo. Oggi mi dico quanto è stato buono Dio con me a darmi la forza di un adulto in quell’occasione”.

Rivera

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Gli fanno poi vedere un video messaggio di Gianni Rivera: “Ormai è tanto che non ci sentiamo, mi fa piacere ricordare quando il calcio era calcio. Oggi è più atletico che tecnico. Ricordo le foto fatte insieme con le maglie di Milan, Santos e delle nazionali. Sei stato forse il migliore di tutti”. E lui: “Ringrazio Rivera, tutte le volte che parla mi commuovo, ha sempre detto queste cose di me, era mio avversario ma mi ha sempre elogiato. Dovrebbero essere tutti così”. Ma i suoi 1283 gol se li ricorda tutti? “Ricordarseli tutti è dura, ma ho buona memoria. Alcuni non li dimenticherò mai. Come quello in Svezia che mi ha aperto le porte del mondo”.

Numero 10

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“Quando scherzo dico sempre che il 10 una volta era un bel voto a scuola ma non gli si dava tanta importanza, lo è diventato dopo il Mondiale in Svezia”. Gli mostrano delle foto con Maradona: “A volte ci incontravamo, anche se non eravamo intimi amici. Scherzavamo: “Dicono che sei più forte di me, ma io faccio gol di destro, testa, sinistro. Tu no. Ma siamo tutti uguali davanti a Dio”. E poi le immagini del 1000° gol contro il Vasco da Game al Maracanà. Lo guarda incantato: “Mai avrei pensato che succedesse, non c’era niente di concordato. Invece ci fu un’invasione di campo, una grande festa”.

Ma il più bello è quello che ha visto solo chi era allo stadio del Santos il 2 agosto 1959: 4 sombreri, 3 difensori e il portiere. Allora Fazio gli mostra la ricostruzione al computer: “Andò realmente così, esattamente. Se non ci fosse la tecnologia nessuno avrebbe saputo di questo splendido gol”. Poi i saluti. O’Rey, Basta che non lo chiamiate signor Pelè.

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