Pedro, Smalling e giovani di valore. Pesa il caso Dzeko, rimpianto El Sha, timori in porta

Operazioni difficili, ma Fonseca può essere contento: nonostante tutto la squadra resta competitiva, pur senza Zaniolo per sei mesi

Istruzioni per l’uso. Sarebbe sbagliato considerare il mercato appena concluso come il primo dell’era Friedkin. La nuova proprietà, che ha concluso l’acquisto della Roma solo nella seconda metà di agosto, è entrata virtualmente in corsa, con i conti da ripianare e, soprattutto, non potendo avvalersi dell’esperienza di un direttore sportivo nel pieno delle sue funzioni. In questo senso, il ceo Guido Fienga e, per le sue competenze, il d.s. nominale Morgan De Sanctis hanno fatto davvero i salti mortali per rendere la squadra competitiva, come in effetti resta, anche se ha la tegola dell’assenza di Zaniolo per almeno sei mesi.

Smalling torna

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A tenere banco per tutta l’estate è stato il riscatto di Smalling, arrivato solo sul filo di lana (ultimi dettagli da definire, l’ok dovrebbe arrivare nelle prossime ore) e, tutto sommato, a condizioni più vicine a quelle giallorosse, visto che i 15 milioni (e non 20) saranno pagati in 4 anni. Fonseca, insomma, è stato accontentato sotto molti aspetti, visto che è stato un mercato complicato e con sfaccettature differenti. Le prime due sono speculari, visto che si è investito (quasi 30 milioni complessivi) in difesa su uno dei migliori prospetti europei come l’albanese Kumbulla (classe 2000), e in attacco si è andato a prendere uno svincolato 33enne pluridecorato come Pedro, che ha dimostrato di poter seguire le orme di altri “usati sicuri” come Ibrahimovic o Ribery, mentre come vice Dzeko si è puntato su un giocatore teoricamente pronto come Mayoral. Il centrocampo, invece, resta ricco di scelte, di gioventù e nel contempo di esperienza (Pellegrini, Veretout, Diawara, Cristante e Villar).

Ombre

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Certo, le ombre non mancano, come il mancato ritorno di El Shaarawy, gradito alla piazza. Inoltre, se Dzeko deve ritrovarsi psicologicamente dopo essere stato ad un passo dalla Juve, i tifosi sono un po’ timorosi sul fronte portiere, visto che ormai il titolare è diventato il pur affidabile Mirante, con Lopez relegato in panchina. Anche il nodo terzino destro, a cui Fonseca teneva, non è stato sciolto, perché – per motivi diversi – Karsdorp, Bruno Peres e Santon non è stato possibile cederli. A non consentire grandi investimenti, in fondo, è stato proprio questo: la difficoltà di cedere giocatori dal contratto pesante. A parte quelli che avevano clausole già fissate, come Defrel e Gonalons, gli unici venduti sono stati Schick e Kolarov, mentre quella che era la “meglio gioventù – Under e Kluivert – è stata data solo in prestito, così come Florenzi, Antonucci e Coric, o svincolati come Perotti, mentre Pastore, causa infortunio, è rimasto inamovibile. Domanda finale: è più forte la prima Roma di Friedkin o l’ultima di Pallotta, che si piazzata al quinto posto? Anche se i giocatori in rosa sono senz’altro meno, al momento è difficile da dire, perché dipendere molto dal rendimento del tridente offensivo assai “over”, composto da Dzeko, Pedro e Mkhitaryan, così come dalla crescita di giovani come Kumbulla, Perez e Calafiori, oltre che dall’inserimento di Mayoral. Ma è una scommessa che vale la pena di seguire.

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