Parla l’esperto: “La nuova Superlega non parte sconfitta”

A marzo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea scriverà (forse) una parola definitiva sulla Superlega. Il parere dell’avvocatura generale sembra inchiodare i cosiddetti “ribelli”, ma secondo l’avvocato Salvatore Scarfone, esperto di diritto dello sport ed ex calciatore del Catanzaro, la partita sarebbe tutt’altro che chiusa. E il finale può riservare una sorpresa. 
 
I sostenitori della Superlega ritengono di avere il diritto di organizzare un torneo per conto proprio.

«A mio avviso nessuno glielo può impedire, sulla base delle norme del diritto europeo. Non credo sia possibile, viceversa, che Fifa e Uefa impediscano a queste squadre di partecipare ai loro tornei». 
 
Ma secondo l’avvocatura generale, Uefa e Fifa possono sanzionare i club.

«Secondo l’avvocatura il modello presentato dai promotori della Superlega non è compatibile con l’art. 165 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, visto che è una competizione “chiusa”, che non rispetta il “merito sportivo” né quello delle pari opportunità alla base della concorrenza. Ma quel parere mi sembra un po’ troppo forzato». 

Per quale ragione?

«Secondo l’interpretazione dell’avvocatura, l’art. 165 esprimerebbe un riconoscimento costituzionale del “Modello Sportivo Europeo” (MSE), esaltandone il carattere sociale tanto da giustificare un trattamento differente da qualsiasi altra dimensione economica. Ma questa caratterizzazione del MSE viene indebolita nel momento in cui viene ammessa l’esistenza di modelli differenti». 

La nuova Superlega può essere una grande opportunità
 
A quali modelli fa riferimento?

«L’avvocatura dice che esistono modelli organizzativi semi-chiusi o addirittura chiusi, ma si affretta a giustificarli invocando criteri come la popolarità del singolo sport. Non si può sostenere che competizioni come quelle velistiche, golfistiche o motoristiche, vedi la Formula1, siano meno popolari o economicamente meno rilevanti del calcio». 
 
Su quali basi giuridiche i club avrebbero ragione?

«Innanzitutto i cosiddetti “ribelli” non intendono affatto sostituirsi alle attuali istituzioni. E questo è un punto a loro vantaggio. Poi va considerato che, ad esempio, il fair-play finanziario della Uefa non sembra assolutamente garantire il principio di solidarietà finanziaria o quello di equilibrio competitivo. Anzi, quel sistema ha dimostrato di favorire sempre i club più ricchi. In merito alla “apertura delle competizioni”, infine, siamo proprio certi che il meccanismo di promozione e retrocessione, così come viene applicato oggi, salvaguardi appieno tale principio?». 

Ten Hag: "La Superlega? Decisione che spetta al club. Ma se fa bene al calcio..."

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