Paraolimpiade, chiude domenica 5 settembre a Tokyo: medaglie e record, che lezione, ecco gli italiani del futuro

Paraolimpiade, domenica 5 settembre cala a Tokyo il  sipario sui Giochi paralimpici (edizione n.16). Hanno avuto inizio martedì 24 agosto con una magica cerimonia d’apertura. Alla presenza dell’imperatore Naruhito che ha salutati i 162 team in sfilata con evidente soddisfazione.

E  cala per la Nazionale italiana con una pioggia di medaglie, record personali migliorati; nello stesso stadio che ha visto vincere Marcellone Jacobs e Gimbo Tamberi .

Anche lo sventurato Afghanistan  si è fatto vedere e sentire benché fisicamente assente. C’era a rappresentarlo la bandiera portata da un funzionario dell’ONU e da un volontario.

Giusto dietro la squadra dei rifugiati , a ricordare la tragedia di un popolo anche qui alla Paraolimpiade.

Che le cose si mettessero bene per noi si è capito fin dal primo giorno con cinque podi conquistati nel gioioso debutto. Carlotta Gilli e  Francesco Bocciardo hanno centrato l’oro in vasca. Lei, 20 anni appena, nei 100 farfalla. Lui, 27 anni, nei 200 sl.

Hanno completato la festa l’argento di Alessia Berra (100 farfalla) e i bronzi di Francesco Bettella (100 dorso) e Monica Moggioni ( 200 stile libero ). Ragazzi e ragazze esemplari. Bocciardo, 27 anni, genovese, affetto da tetraplegia spastica, ha trovato pure il tempo di laurearsi in Scienza dell’amministrazione. Naturalmente a modo suo, in velocità: tre anni e mezzo al posto di cinque. E già che c’era si è preso un 110 e lode.

Bettella è  laureato in ingegneria meccanica. Tetraplegico da quando aveva tre anni, costretto su una carrozzina dai 16, si racconta senza timore: ”La mia malattia si chiama neuropatia, colpisce il sistema nervoso periferico, gli arti. È una malattia genetica progressiva, si evolve nel tempo. Mi ha insegnato a sapermi adattare a una condizione che cambiava“. Monica Baggioni, 23 anni, pavese, frequenta il corso di Biotecnologie all’Università di Pavia.

Diciamolo: questi ragazzi, eroi alla Paraolimpiade, sono la meglio gioventù del Paese.

E poi c’è Bebe Vio, 24 anni, la nostra portabandiera alla Paralimpiade. Nessuna mai come lei nella scherma paralimpica. Ha vinto il suo secondo oro nel fioretto individuale battendo in finale la cinese Zhou ( 15-9 ). La stessa avversaria di Rio. Dal 2015 ad oggi ha vinto tre Mondiali e tre Europei consecutivi con cinque Coppe del Mondo senza interruzioni. È un personaggio travolgente.  I social hanno salutato il suo oro di Tokyo con sincero entusiasmo. Il presidente Pancalli ha scritto: ”Infinita è immensa“. Idem Jovanotti. Gimbo Tamberi ha twittato “sei una ispirazione“.

Tutti sono da applausi. Servono anche a noi. I loro successi ci fortificano

Ci aiutano a non mollare mai. Ci insegnano la speranza. Due nomi tra i tanti di questa Paraolimpiade: Monica  Contraffatto e Oney Tapia. Monica ha 40 anni, ha perso la gamba destra in Afghanistan il 14 marzo 2012 a causa di una bomba. Pare siano stati i mortai talebani. Le è morto accanto il sergente Michele Silvestri, il 50esimo militare italiano caduto in quella guerra. Ha saputo ricominciare: da caporal maggiore (primo Reggimento bersaglieri) ai 100 metri di una pista di atletica. Con eccellenti risultati: bronzo a Rio, oro agli “Invictus games” di Sydney. È la prima donna decorata del nostro Esercito.

La vita di Oney Tapia, gigante cubano in Italia dal 2002, è da film. Colpito da un grosso ramo al capo (era giardiniere) resta cieco. È il 2011. Non si abbatte e trova nella atletica (disco, peso) una nuova vita. Infila record, vittorie, fama.

Nel 2017 trionfa come ballerino a “Ballando con le stelle” in coppia con Veera Kinnunen. La popolarità sale alle stelle. È divertente, tocca il cuore di molti italiani, dice che non cambierebbe la sua condizione di cieco con un vedente.  A Tokyo ha portato la prima medaglia dell’atletica in questa edizione vincendo il bronzo nel getto del peso. Un grande uomo più forte del buio.

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