Papu e il Siviglia: Atalanta, i perché di una scelta coerente

La Dea, una volta constatata l’insanabilità del rapporto, ha preferito cedere Gomez all’estero invece di rinforzare una rivale in Serie A

In una sola parola: coerenza. La vicenda Gomez che porta il Papu verso Siviglia, con le importanti e decisive ammissioni di Monchi nella serata di ieri (“E’ vero, ci interessa molto”) è anche la logica conseguenza di una meditazione profonda dell’Atalanta.

E la famosa coerenza che emerge, sta emergendo, nel ricordare le considerazioni del club da sintetizzare così: se proprio fosse necessario cederlo, considerata l’impossibilità di ricucire con Gasperini che è l’unico indiscutibile del nostro progetto, sarebbe meglio virare all’estero. Quattro calcoli, non volgarmente economici, ma tecnici e rapidissimi: rafforzare una concorrente diretta per l’eventuale corsa alla Champions, o chissà cosa, sarebbe l’anticamera di un presunto pentimento tra qualche mese. Coerenza, appunto. E viaggiamo spediti su questa autostrada che conduce in Spagna.

la valutazione

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Percassi continua a chiedere una cifra vicina ai dieci milioni, pur sapendo che dovrà mollare qualcosa per trovare la quadratura. E probabilmente lo farà. Gomez viaggia verso le 33 primavere, è comunque sempre un fenomeno della natura pur non essendo più un ragazzino. Non si sente un tuttocampista, come avrebbe voluto il Gasp, ma il fantasista che deve avere libertà e responsabilità negli ultimi 30 per piazzare il colpo. In fondo, è quella – da sempre – la sua riconosciuta specialità. Il Siviglia, siamo sinceri, sarebbe una buona soluzione, magari non quella ottimale per uno che non si sarebbe voluto allontanare dall’Italia. E comunque gli permetterebbe di conservare buona parte di quanto aveva conquistato con la Dea: la squadra è in lotta per l’altissima classifica della Liga, quindi in lizza per entrare tra le prime quattro; l’ottavo di finale di Champions lo giocherà come avrebbe fatto se fosse rimasto a Bergamo e non si fossero consumate irrisolvibili incomprensioni. Probabilmente accadrà il 17 febbraio contro il Borussia Dortmund del formidabile Haaland piuttosto che il 24 contro il Real Madrid ospite di Gasperini, cambia poco. Forse gli resterà un po’ di malinconia nei secoli, a Bergamo era il Papa e non solo il Papu, ma ci sono situazioni che non possono essere spiegate, piuttosto vanno vissute e archiviate anche nelle sfaccettature più dolorose. Il Siviglia magari non arriverà a 10 milioni ma se salisse a 6-7 più bonus si arriverebbe alla quadratura, le prossime ore e i prossimi giorni serviranno proprio a mettere a posto simili dettagli.

le big italiane

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Indipendentemente dall’ammirevole coerenza dell’Atalanta, è giusto aggiungere che per le grandi di Serie A sarebbe stato a prescindere abbastanza complicato andare a dama. Il Milan ha fatto da subito altre scelte. L’Inter non ha previsto grandi investimenti e scenderebbe in campo soltanto se uscisse Eriksen, situazione al momento abbastanza bloccata. La Juve cerca un attaccante e in quel settore è abbondantemente coperta. La Roma ha altri seri problemi. La Lazio non insegue rinforzi in quel ruolo. Il Napoli lascia spesso in panchina un big. Morale: piuttosto che andare a prendere un po’ di soldi all’interno di un calcio esotico ma tatticamente inesistente, il Papu aveva già detto no la scorsa estate, meglio l’eccitazione della Liga con la possibilità di vivere un girone di ritorno emozionante su tutti i fronti. Anche qui Gomez ha saputo ponderare e scegliere. Ma di questa storia, coerenza e Siviglia a parte, resterà forte il rimpianto di chissà cosa sarebbe stato se l’idillio Gasp-Papu fosse durato in eterno. Ci mancherà sempre l’ultima pagina di un romanzo affascinante, prima della bufera. Rimpianto sì ma in nome della logica: meglio separati che eterni incompresi e nemici giurati dentro la stessa casa.

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