La città chiede a Baccaglini la totale autonomia da Zamparini: stop ai “consigli”
PALERMO – Si chiude un’epoca, anzi si deve chiudere un’epoca. Perché Palermo è pronta ad accettare la retrocessione in B, e a ricominciare con passione solo a patto che il ciclo di Zamparini sia definitivamente ed irrimediabilmente finito. In nessuna maniera sarebbe possibile riannodare i fili di un rapporto spezzato, quasi esclusivamente per colpa dell’uomo che prima ha condotto Palermo a risultati impensabili e difficilmente eguagliabili, e poi ha cancellato i suoi meriti con stagioni finali prive di logica e di rispetto per la tifoseria. La presenza di Zamparini nel futuro del club ad oggi resta il grande interrogativo.
L’ora del closing – Il closing che ufficializzerà il passaggio di proprietà resta nell’aria. Lo slittamento di una settimana dalla data annunciata del 30 aprile è stato considerato fisiologico e le trattative fra gli avvocati delle due parti proseguono a Londra. Adesso solo la chiarezza societaria permetterà di programmare nei tempi idonei una ricostruzione che si prevede complicata e profonda. Ma il problema è che il Palermo è solo un ingranaggio dell’operazione finanziaria mirata a ristrutturare tutto il patrimonio di un imprenditore improvvisamente scopertosi in crisi come Zamparini. Il giovane Paul Baccaglini sta già muovendo i suoi passi, ma lui sarà solo il rappresentante di investitori che resteranno alle spalle e anche nel momento in cui risulterà proprietario al 100% della società rosa (come da accordi già firmati che attendono solo la verifica delle garanzie bancarie) gli verrà difficile liberarsi da un rapporto col “venditore”.