Palermo, Cosa nostra in curva: 20 arresti

Nell’inchiesta coordinata dalla Dda sulla famiglia Borgo Vecchio sono emersi i rapporti tra le tifoserie calcistiche palermitane e Cosa nostra. Non è coinvolta la società

A Palermo i vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio volevano controllare i contrasti fra gruppi ultrà per evitare scontri all’interno dello stadio, da un lato dannosi per lo svolgimento delle gare e dall’altro fonte di possibili difficoltà per uno storico capo ultrà rosanero, elemento di contatto tra la cosca e il mondo del tifo organizzato cittadino. È quanto emerso da un’inchiesta dei carabinieri, coordinata dalla Dda, che oggi ha portato a 20 arresti.

I legami

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Secondo gli investigatori, “le indagini hanno delineato un significativo quadro di rapporti fra le tifoserie calcistiche palermitane e Cosa nostra” e “non è emerso, però, alcun coinvolgimento della società che gestisce la squadra”. Lo stadio Barbera ricade nel territorio di confine fra i mandamenti mafiosi di Resuttana e San Lorenzo-Tommaso Natale, ma i vertici della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio hanno mostrato “un pressante interesse affinché i contrasti fra gruppi ultras organizzati del Palermo fossero regolati secondo le loro direttive”.

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