INVIATO A CASTEL VOLTURNO – Tre per tre fa obbligatoriamente nove: e puoi averlo fisico e atletico, persino capocannoniere; oppure adagiarti nell’eleganza assai sciccosa di chi con quel talento illumina ora la Nazionale (anche di suo); altrimenti, e mica male, ci sta anche chi non avendo per ora impegni all’estero, sa che al primo squillo, il prossimo, dovrà semplicemente rifare ciò che gli è riuscito benissimo un anno fa, cioè stupire. Non si diventa campioni d’Italia così, dalla sera alla mattina, se non si parte segnando almeno un gol in più dell’avversario: il Napoli di Spalletti, nella sua «passeggiata» salutare con la quale ha travolto chiunque, in Serie A, ne ha fatti settantasette; poi in Champions, dove pure ha stupito l’Europa, ne ha aggiunti altri ventisei; e i due in coppa Italia con la Cremonese, ahiloro inutile, fanno comunque prodotto interno per approdare alla soglia delle centocinque reti, quarantasei dei quali segnati dalla «tre per tre», sempre un nove, che si chiami Osimhen, che siano Raspadori o Simeone.
Napoli, i tre tenori
Perché a dirla tutta, questa è una superpotenza che sfugge alle dinamiche del calcio – almeno quello italiano – è una tendenza nuova, «abbondare», di chi non si è voluto accontentare di un cossidetto «doppione» per ogni ruolo ma là davanti ha persino «esagerato», sistemandoci il valore aggiunto. E chi ce li ha tre centravanti che, messi assieme, fanno anche un centinaio di milioni, ingaggi esclusi (ovviamente) e comunque offrono garanzia, autorevolezza e anche prospettive? Osimhen ha appena 24 anni (25 a dicembre), Raspadori è un «fanciullo» con i suoi 23 anni e Simeone, fa sorridere quasi l’appellativo, è il «vecchio», e ne ha semplicemente 28. Nella sua identità alternativa, un anno fa, pur avendo Osimhen, il colpo di magìa di Cristiano Giuntoli sostenuto senza indugi da Adl, che mise mano al portafogli proprio in pieno Covid, il Napoli ha deciso di battere strade coraggiose, ha investito di nuovo, trentacinque milioni per Raspadori, e poi ancora, prendendo Simeone e versando poi dodici milioni al Verona.
Napoli, gli effetti sulla squadra
Osimhen è il titolare inattaccabile, ci sta e ci mancherebbe, però alle sue spalle, in un anno così intenso, le alternative sono di spessore: Raspadori l’ha appena suggerito a Garcia con la sua prestazione in Nazionale da centravanti e con le sue frasi inequivocabili («mi sento più a mio agio in quel ruolo»). Tra campionato, Champions e coppe varie, gli spazi si apriranno e un attaccante così tecnico diventerà qualità che si può sistemare nel Napoli che verrà. Simeone non è mai stato il terzo, anzi ha scalato le gerarchie, si è preso – e con gusto e tempismo – considerazione, rientra nella vastità delle scelte che ogni allenatore desidera, per potersi sbizzarrire.
Napoli, la concorrenza
La concorrenza è viva, i bomber non mancano – dalla Juve (Vlahovic, Milik e Kean) all’Inter (Lautaro Martinez, Thuram e Arnautovic), dal Milan (Giroud, Jovic, Okafor) alla Roma (aspettando, e a lungo, Abraham: Lukaku, Belotti e Azmoun), dalla Lazio (Immobile, Castellanos) all’Atalanta (in attesa di El Bilal Touré, Scamacca oppure Muriel) – ci sono figure autorevoli e rassicuranti per chiunque ed ovunque, e però quel terzetto sembra una miscela esplosiva, una fusione caldissima che induce Garcia a sfruttarla appieno, dentro un anno in cui, chiaramente, la prova del nove è per tutti. Queste vecchie, antiche «regole» del calcio….
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