Osimhen, Immobile, Dzeko e le vie alternative: la Serie A è la più prolifica d’Europa

Non solo i bomber veri, ma anche il concetto di “gruppo”: con 3.25 gol a partita è il torneo tra i top con più reti a gara. E la sfida scudetto diventa più intrigante

La paranoia chiama, la Serie A risponde con i mezzi che possiede. E che in fin dei conti ricalcano lo spirito della storia italiana. Abbiamo perso Donnarumma, Lukaku, Hakimi e Ronaldo: tutto concretamente vero. Ma ci stiamo ritrovando un campionato che spolvera i suoi gioielli magari ancora un filo sottovalutati o in fase embrionale. La Serie A si siede in Europa tra i principali tornei e si ritrova il campionato con la media-gol più alta (dato Opta: 3.25 a gara, manca Venezia-Torino, siate generosi), raccoglie il settembre prolifico di Victor Osimhen (6 gol in 5 partite come Karim Benzema) e annusa l’aria di grandi eventi con le 6 vittorie su 6 del Napoli (solo il Psg ha il 100% tra i top campionati del Vecchio continente). Con l’ombra degli attaccanti che avvolge il torneo: non solo il nigeriano del Napoli, ma anche Immobile, Dzeko, Lautaro, Vlahovic più i meno esposti Destro e Joao Pedro. Con 3.25 gol a match anticipiamo la Bundesliga (2.98), la Ligue 1 (2.95), la Premier (2.64) e la Liga (2.4).

L’andatura

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Sbandierare i dati positivi aiuta a smussare gli acciacchi di un campionato che a livello individuale ha perso qualcosa. Ma “fare gruppo” può essere un buon rimedio. In fin dei conti se guardate la classifica, Luciano Spalletti corre veloce ma non così tanto da lasciare buchi. Il Milan è a 2 punti, l’Inter a 4. Il Psg in Francia che sta seguendo il medesimo percorso ha +9 sul Lens: come dire che la bagarre è esistita solo al “pronti, partenza, via” della prima giornata. La A sta offrendo spunti di riflessione variegati. Non esiste un metodo diffuso e vincente in una stagione nella quale l’Empoli (neopromosso) è più vicino alla testa di quanto lo sia la Juve.

Il peso dei bomber

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Il Napoli sta scoprendo poco alla volta il talento di Osimhen. I suoi confini sono inesplorati come quelli della squadra di Spalletti che rispetto alla scorsa stagione ha cambiato poco o nulla. Quasi il 50% dei gol (7 su 16) arrivano da difensori e centrocampisti, un quarto dall’attaccante nigeriano. C’è tutto. Victor è il trascinatore sul campo e mediatico, ma ridurre il Napoli a lui sarebbe ingeneroso nei confronti dei compagni di Luciano. I campioni d’Italia valutano al 50% scarso il peso dei gol della coppia Dzeko-Lautaro: 9 su 20. Se prima c’era il buon Romelu, ora ce ne sono due a tirare la squadra di Inzaghi. La Lazio che ha appena vinto il derby prova a risalire la corrente con Immobile (capocannoniere della A). Non ha segnato alla Roma, eppure 6 dei 15 centri complessivi della banda Sarri portano il suo autografo, sintomo di un peso specifico inalterato anche in questa stagione.

Le vie alternative

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E poi ci sono le vie alternative, quelle che percorri per sopperire a lacune che possono essere anche solo temporanee. Il Milan in attesa dei corazzieri (Ibra e Giroud), spreme il talento di Brahim Diaz. La Roma, confidando nella crescita più costante di Abraham, tiene il ritmo Champions con i colpi di Veretout e gli strappi di Pellegrini (assente nel derby, si è percepito). La meravigliosa macchina dell’Atalanta spinge pur senza avere un bomber vero (Zapata a quota 2 è in via di ripresa dopo lo stop di inizio campionato). La Fiorentina ha i denti (Vlahovic, 4 centri sui 9 complessivi), ma non il pane per puntare al bersaglio grosso. Lo scudetto più indeciso dell’ultima decade andrà a chi farà la sintesi migliore. Bomber o non bomber.

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