Odogwu, bomber del Sudtirol: “Lukaku il mio idolo. Sogno un gol a Genova”

Il racconto dell’attaccante tra crescita e sogni.

19 presenze e sei reti (dati Transfermarkt) con la maglia del Südtirol in questa stagione. Fresco del riconoscimento di MVP del mese di novembre. Raphael Odogwu ha svelato a L’Arena il segreto della sua crescita nel mondo del pallone partendo dal principio e dalla sua formazione anche a livello scolastico che lo vede in possesso di ben due lauree, in Economia e commercio, poi in Economia e legislazione d’impresa alle quali si somma un Master in Management dello Sport.

“Cosa veniva prima tra calcio e studio? Il pallone prima dei libri. Per lo studio però avevo una certa propensione. Portavo a casa sempre buoni voti. Facevo valere soprattutto la mia buona memoria”, ha raccontato l’attaccante classe 1991 che nel suo futuro si vede ancora nel mondo del calcio. “Tra 10 anni? Magari dirigente o allenatore”.

Sulla sua esperienza nel mondo del pallone, l’ultima in corso al Südtirol: “Io MVP a novembre? Mi è sembrato a dir poco strano. Ad ottobre il premio l’aveva vinto Coda, un attaccante fuori dalla mia portata. Fino a cinque mesi fa potevo guardarlo solo in tv. Finita la partita, non ho mai chiesto la maglia a nessuno. Ma a lui sì”.

Proprio a proposito di Coda che gioca al Genoa, Odogwu ha ammesso che sogna una rete speciale: “Un gol al Ferraris di Genova.Uno stadio splendido. L’occasione l’ho avuta, ma ho preso l’incrocio dei pali. Sarà per la prossima volta”.

Spiccano anche le parole su una particolare “debolezza” per il suo idolo Lukaku: “Appena arrivato al Sudtirol mi ruppi il collaterala mediale del ginocchio. Rimasi fuori tre mesi. Una volta rientrato dopo un mese mi sono stirato. Fuori altri due mesi. Ero nel club che mi aveva dato l’opportunità della vita ma ero sempre infortunato. Il morale non era granché. Clarissa (sua moglie) pensò di scrivere su Instagram a Lukaku. Gli mandò 7-8 messaggi, raccontadogli che tanti mi chiavano il Lukaku della Serie D e poi della C. Non rispose lui, come era credo prevedibile. Clarissa però non si arrese. Un giorno chiamò il mio procuratore, Massimo Borgobello, chiedendogli come fare ad avere quella maglia. Borgobello era sempre in contatto con Cristian Stellini, vice di Conte. Così Lukaku non solo mi spedì la maglia, ma anche le sue scarpe. E pure autografate”.

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