Occhio a Xi: Inter e Milan sono solo l'inizio

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Occhio a Xi: Inter e Milan sono solo l'inizio
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Il miliardo di euro speso per creare una nuova testa di ponte in Italia. Con il placet del presidente Jinping

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ROMA – «Ci vediamo a Firenze, per Fiorentina-Inter» . L’invito è stato formulato da Matteo Renzi nel mastodontico centro congressi di Hangzhou, teatro dell’ultimo G-20. Il presidente del Consiglio l’ha rivolto a Zhang Jindong, alias Mister Suning (1.700 negozi di elettrodomestici e 13 mila dipendenti fra Cina, Hong Kong e Giappone; fatturato annuo 15 miliardi di euro), nuovo proprietario dell’Inter, patrimonio personale stimato in 3,2 miliardi di euro, secondo la rivista americana Forbes al posto n.403 nella classifica degli uomini più ricchi del mondo mentre in patria occupa la posizione n.28.

LIPPI, RITORNO IN CINA DA RECORD

VIA PAOLO SARPI – Zhang ha accettato di buon grado, dopo avere ricapitolato al premier italiano come fossero stati spesi i primi cento milioni (CandreVa, Joao Mario, Gabigol) spiegando testualmente a Renzi che il suo obiettivo è «riportare l’Inter a essere la squadra Numero Uno». Il medesimo traguardo si prefiggono i nuovi padroni del Milan, anche loro pronti a fare sul serio, a giudicare dai 100 milioni di euro versati nelle casse Fininvest in 31 giorni, prima dell’acquisto definitivo, previsto entro il 6 novembre. Un’operazione da 740 milioni di euro. Assommando i 270 milioni spesi da Suning per rilevare il 68,55 per cento delle azioni interiste, si scopre che i cinesi hanno sborsato oltre 1 miliardo di euro per costruire una nuova testa di ponte nell’economia italiana nella cui top ten, com’è noto, figura l’Azienda Calcio. E meno male che, durante i giorni della trattativa con il consorzio che si è preso il Milan, nel club fuga dalla notizia c’era chi sosteneva: per noi, i cinesi che possono comprare i rossoneri sono quelli di Via Paolo Sarpi.

IL MILAN SOGNA CON I CINESI

INARRESTABILI – Con tutto il rispetto per gli alacri residenti nella Chinatown milanese, forse qualcuno ha sottovalutato che a suggellare con il proprio placet la conquista della milanesi sia stato il molto onorevole Xi Jiping, già segretario generale del Partito Comunista Cinese dal 15 novembre 2012 e presidente della Repubblica Popolare cinese dal 14 marzo 2013. Leggete in questa stessa pagina di che pasta calcistica sia fatto il capo della moltitudine asiatica (secondo l’ultimo censimento, la Cina conta 1.375.666.000 abitanti) così come, qui sopra, potete apprezzarne lo stile, nell’immagine che correda la nostra inchiesta. L’acquisizione di Inter e Milan non sarebbe mai potuta avvenire senza l’avallo del governo, tant’è vero che nella cordata rossonera figura in posizione signifcativa il fondo statale per gli investimenti all’estero. La strategia espansionistica del Dragone è inarrestabile anche nel calcio: chi l’ha architettata, è perfettamente consapevole di quanto il pallone sia importante a livello planetario.

GLOBALIZZAZIONE – E’ un altro effetto della globalizzazione, direbbe Renzi ,che al G-20 ha sbottato: «Dobbiamo uscire dalla tiritera per cui la globalizzazione è una parolaccia». Xi Jinping concorda sicuramente, visto che al premier ha detto di volere «un’Italia partner economicamente sempre più forte». La Cina è il nostro secondo partner commerciale al di fuori dell’Unione Europea, l’interscambio ammonta a 38 miliardi di euro e il nostro Paese esporta per 10 miliardi di euro.

BERLUSCONI – Fra due mesi, invece, alla voce import bisognerà segnare anche la montagna di milioni che arriveranno a Milano da Pechino. In calce al bonifico di 85 milioni, eseguito con due giorni d’anticipo sulla scadenza, i futuri proprietari hanno preso un impegno che suona musica alle orecchie di milioni di tifosi rossoneri, con il fegato frantumato dagli ultimi cinque anni berlusconiani. «Metteremo a disposizione del Milan 350 milioni per i prossimi tre anni». Dove si capisce perchè gongoli Marco Fassone, plenipotenziario sempre meno in pectore e sempre più operativo della nuova gestione che avrà un presidente cinese. Anche lui mandato da Xi Jinping. E pensare che Berlusconi aborriva i comunisti di Pechino. Come cambia il mondo.

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