Nove gare, un solo gol dall’attacco: punte dove siete? Serve la scossa Ibra

Milan quasi solo a segno con difensori e centrocampisti. Lo svedese potrebbe farcela per giovedì con lo United

E dire che Paolo Maldini nel prepartita, pensando agli eventuali tre punti, accarezzava ancora l’idea dello scudetto (“Con una vittoria si otterrebbero due risultati: si terrebbero le quinte più o meno a dieci punti e non si mollerebbe per il primo posto”). Tutto spazzato via da questo punto di vista, e forse da un certo lato per il Milan è un bene perché si esce definitivamente dall’equivoco di guardare sia in basso sia verso l’alto. Ecco, d’ora in avanti lo sguardo dovrà essere rivolto soltanto nella direzione di chi insegue, di chi ormai tallona. E ovviamente all’Europa League, perché l’opportunità di cancellare dal torneo la squadra più accreditata per vincerlo è troppo ghiotta. Ragionamenti, però, che valgono soltanto se il Milan si riapproprierà delle sue virtù. La prima delle quali è basilare per qualsiasi obiettivo: occorre che gli attaccanti facciano il loro dovere. Buttarla dentro.

Solo Rebic

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Con il Napoli il tabellino è rimasto immacolato ma anche nelle uscite precedenti le cose erano andate piuttosto male. Il Diavolo, anche nelle partite più luminose e meglio riuscite, nell’ultimo periodo è rimasto a galla grazie a chi di mestiere non fa la punta. Kessie (più volte), Hernandez, Krunic, Dalot, Kjaer: ci hanno dovuto pensare difensori e mediani, il che di per sé è un pregio perché significa un ampio ventaglio di soluzioni. Ma allo stesso tempo diventa un limite se i giocatori più offensivi non riescono a incidere. Nelle ultime nove gare, fra coppe e campionato, il Milan ha trovato la rete con gli attaccanti in una sola occasione: Rebic contro la Roma. Una miseria, che ovviamente ha delle spiegazioni. Magari non assolute, però permettono a Pioli di utilizzarle con onestà: “Abbiamo perso tante partite senza centravanti. Senza Ibra, Mandzukic e Rebic. La squadra va solo elogiata. Dentro l’area avversaria potevamo fare di più, ma le caratteristiche non si possono cambiare. Pensate all’Inter senza Lukaku, Lautaro e Sanchez, o la Juve senza Ronaldo e Chiesa. Abbiamo giocato a lungo senza Ibra e Rebic, eppure siamo lì”.

Obiettivo

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Una difesa del gruppo comprensibile, mentre magari sono un po’ meno comprensibili errori indecenti come quello di Leao a pochi passi da Ospina. La strada per un centravanti di ruolo resta comunque complicata. Leao non riesce a svoltare e si conferma poco cattivo in area, Rebic ha sillabato cose brutte all’arbitro Pasqua e adesso occorrerà vedere il verdetto del giudice sportivo, Mandzukic è disperso ormai da sette partite e quando tornerà – più o meno ci siamo quasi – dovrà vedersela con l’ulteriore strato di ruggine accumulato. Non resta, quindi, che Ibra. L’obiettivo dei medici è restituirlo all’allenatore in tempo per la partita di ritorno con il Manchester di giovedì. Sarebbe l’incastro perfetto, perché darebbe coraggio e una presenza psicologica fondamentale in un match delicatissimo, e allo stesso tempo permetterebbe a Leao di tirare il fiato una partita in vista della Fiorentina (al netto dei problemi fisici), quando Rebic sarà squalificato. Soprattutto, restituirebbe alla squadra un attaccante che ha una media di un gol ogni 78 minuti in campionato e ogni 96 comprese le coppe. Perché è assolutamente vero che il Milan è in grado di giocare – bene – senza il suo capobranco, ma ci sono volte in cui la sua assenza diventa una voragine.

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