Non solo CR7: cinque cose che la Juve ha in più rispetto all’andata con il Barça

Gli anticipi di De Ligt, un Morata “da Berlino”, il dna ritrovato e non solo: bastano per ribaltare la sfida con Messi?

All’andata è andata… come è andata. La sconfitta di Torino, con un Barcellona dominante, è stato uno dei momenti più duri della stagione, il segnale che i lavori erano ancora non solo “in corso”, ma anche piuttosto indietro. Dal confronto con le big la Juventus dalle grandi ambizioni può trarre solo indicazioni utili, per cui la trasferta di domani al Camp Nou mette in palio, oltre ai tre punti e alla difficile conquista del primato del girone (serve una vittoria con due gol di scarto, ma segnandone almeno tre) anche una buona porzione di autostima. Rispetto alla partita del 28 ottobre la Juventus affronterà Messi e compagni con qualche risorsa in più. Il ritorno di Cristiano Ronaldo fa ovviamente la parte del leone, ma non è l’unica aggiunta a distanza di poco più di un mese.

La fame di Cristiano

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Impossibile comunque partire da altro che non sia il portoghese: Ronaldo che saltò l’andata per coronavirus, soffrendo parecchio nello stare a guardare, non porta in dote solo i suoi 750 gol, ma anche l’orgoglio e la fame che saranno utili in una partita che non ha stimoli obbligati (non è un dentro o fuori). La Ronaldo-dipendenza di questo inizio di stagione è stata ampiamente sviscerata, domani la Juve potrà aggrapparsi al suo totem.

Gli anticipi di De Ligt

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A Torino non c’era nemmeno Matthijs De Ligt, giocatore capace di dare a tutta la difesa una nuova dimensione. La predisposizione dell’olandese ad andare in anticipo sugli attaccanti e sradicare palloni dai loro piedi permette alla Juve di stare più alta e più corta, di interrompere prima l’azione offensiva degli avversari. Una cosa fondamentale contro il Barça, per evitare che il palleggio dei catalani parta. Una volta partito, può costringerti a inseguire e “rintronarti”.

Più scelta sugli esterni

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Altra aggiunta alla rosa dei disponibili è Alex Sandro: il brasiliano può non “spostare gli equilibri” da solo, ma la maggiore scelta sugli esterni concede a Pirlo di modulare maggiormente copertura e spinta sulle fasce. Con una alternativa in più a Danilo e Cuadrado fra i “terzini”, ci sono scelte più libere sulle ali, dove anche Chiesa ha salito qualche gradino nella consapevolezza del nuovo ambiente e delle nuove esigenze.

Morata in stile Berlino

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Quaranta giorni non sono passati invano per Alvaro Morata, che nel frattempo ha trasformato i segnali positivi di inizio stagione in certezze. Alvaro è centrale per questa squadra, è capocannoniere della Champions e può dirsi tornato sui livelli di Berlino, dove nel 2015 segnò la rete bianconera in una finale che poi sarebbe girata male. Oggi meno esplosivo e solista, ma più uomo squadra, a caccia di un gol al Camp Nou che gli manca.

Il dna ritrovato

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Il derby ha lasciato un grande (forse unico) messaggio positivo: la Juventus ha ritrovato il suo dna vincente, la sua capacità di venire fuori dalle difficoltà, la voglia di esserci “fino alla fine”. All’andata mancò anche un abbozzo di reazione, il “cuore” invocato da Bonucci sarà fondamentale in Catalogna, dove le difficoltà non mancheranno.

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