Non più ciliegina: da Sivori a Platini, quando la Coppa Italia “salva” la stagione Juve

Nelle ultime sei volte in cui ha vinto il trofeo non è stato l’unico successo stagionale, eppure fino agli anni di Lippi la coppa era stato un modo per iniziare un nuovo ciclo

Nessuno ha vinto la Coppa Italia tante volte quante la Juve, 13: le più vicine sono Roma a 9 e Inter e Lazio a 7. Ma l’ultima è lontana tre stagioni fa: 2017-18, 4-0 in finale all’Olimpico contro il Milan, tutto nel secondo tempo. Nessuno parte con l’obiettivo specifico di vincere la Coppa Italia, ma per quasi tutti ritrovarsela in bacheca a fine stagione è un ragionevole motivo per valutare la stagione positiva, o per darle un senso, o per considerarlo come l’inizio di un ciclo. La Juve invece si è abituata a considerarla una ciliegina.

DOPPIETTA

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Double o doppietta che dir si voglia, la Coppia Italia era una ciliegina, e non la torta, perché negli ultimi 6 successi è sempre arrivata insieme ad almeno un altro trofeo stagionale: dal 2014-15 e per quattro anni di fila è stata conquistata insieme allo scudetto, dal quarto dei nove consecutivi in poi. Lo stesso era stato nel 1994-95, col ritorno al tricolore dopo una vita firmato Marcello Lippi, suggellato anche dalla vittoria della Coppa Italia nel duello lungo una stagione col Parma, che invece si prese la Coppa Uefa. E, anche se in maniera diversa, era andata così anche nel 1989-90, quando la Juve di Zoff (in panchina) e Tacconi, Casiraghi e Schillaci anticipò con la Coppa Italia contro il Milan la Coppa Uefa arrivata poi contro la Fiorentina.

TRA GABETTO E LUSHTA

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Ma non è sempre stato così, anzi: nei sette precedenti successi solo una volta, nel 1959-60 – Parola in panchina, Sivori bomber con 28 gol, Boniperti cuore in mezzo al campo – la Coppa Italia è arrivata insieme a un altro trionfo, in quell’occasione lo scudetto. Nel periodo bellico e immediatamente pre-bellico fu la prima Coppa Italia del 1937-38 (col bomber Guglielmo Gabetto) e poi la seconda del 1941-42 (Riza Lushta goleador) a riempire il digiuno di titoli dal 1935 (il settimo, e quinto consecutivo) al ritorno al tricolore nel 1949-50.

CONTRO LA GRANDE INTER

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Nel 1958-59, e siamo negli anni di Charles e Sivori, la Coppa Italia fu un contentino dopo lo scudetto della stella nell’anno in cui la Serie A se la prese il Milan, e la Signora finì addirittura quarta a -10, ma ci costruì le motivazioni per tornare campione l’anno dopo. E poi il 1964-65, altro periodo abbastanza di secca, in collisione con gli anni della Grande Inter, tra lo scudetto ‘61 e quello del ‘67: in campo c’era sempre Sivori, il bomber era Menichelli, in panchina arrivò Heriberto Herrera, in campionato la Juve finì quarta, ma arrivò in finale di Coppa delle Fiere e in Coppa Italia riuscì a battere in finale proprio la Grande Inter. Sivori a parte, le fondamenta del ritorno al tricolore nel ‘66-’67.

IN MEZZO AI TRIONFI

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E ancora: nel 1978-79, spremuti dal mundial argentino (con una dorsale tutta bianconera: Zoff, Scirea, Gentile, Cabrini, Cuccureddu, Benetti, Tardelli, Causio e Bettega) la Coppa Italia fu un modo per non perdere l’abitudine al successo dopo aver vinto 5 scudetti in 7 anni, lasciando Milan e Perugia a giocarsi lo scudetto. E infine il 1982-83, altra stagione post-Mondiale, anno buco tra il tricolore della seconda stella e quello del 1983-84, chiuso a -4 dalla Roma: Rossi e Platini, Bettega e Boniek, Zoff, Scirea e gli altri dovettero accontentarsi della Coppa Italia. Quando non è stato una ciliegina, è stato il primo mattone di una nuova stagione di successi: un auspicio.

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