Nicolato esclusivo: “La mia Italia che si diverte”

ROMA – Quattrocentotrentacinque giorni di me (Paolo Nicolato) e di te (la Nazionale Under 21). Un viaggio lungo e avvincente, tra il pallone che rotola in Europa e una inattesa pandemia che morde il mondo. Da Castel di Sangro (10 settembre 2019) a Pisa (18 novembre 2020), dai cinque gol al Lussemburgo ai quattro gol alla Svezia. E il primato in classifica che sembrava sfuggire e che torna, solido, sotto il vento e il nevischio di Reykjavik: un grido d’orgoglio. «Siamo l’Italia». E così il girone 1 diventa la terra di conquista degli azzurrini e del loro tecnico, soli al comando, qualificati con un turno di anticipo alla fase finale a gruppi dell’Europeo Under 21 a fine marzo prossimo, in Slovenia e Ungheria. Il treno attraversa l’Italia dopo essere riusciti a recuperare un po’ di casa, di famiglia, di hobby personali. Damiano Tommasi ora fa anche il vino, Nicolato che fa? Sorriso «Io no, sono astemio». Un veneto astemio, stupirsi sarà pure piegarsi al meno originale dei luoghi comuni, ma può diventare la prospettiva da cui leggere – invece – l’originalità di Paolo Nicolato da Lonigo, un percorso di calcio lungo più di trent’anni, tra i Giovanissimi, poi da pioniere del Femminile, poi in Primavera per portare al Chievo uno storico scudetto. E poi da vice di Corini in Serie A sulla panchina gialloblù. E in Serie C. E in Nazionale: la 18, la 19, la 20, la 21. Nicolato non è l’uomo dei voli pirandici, è il pragmatismo che risponde al merito, è la scalinata gradino dopo gradino verso il podio più alto. E’ il dedalo di valori che impregna la sua terra: lavoro, sacrifi cio, sudore, identità. E divertimento. «Un divertimento serio», lo descrive così il suo calcio. Sembra una contraddizione in termini, ma è una straordinaria sintesi di quello che fa di una squadra un gruppo. E la sua Under 21 proprio quello ha saputo essere finora: un gruppo. «E con questo spirito abbiamo raggiunto il primo obiettivo. Io lo dico sempre i ragazzi: è la condizione per continuare a camminare in una certa direzione». Il treno attraversa metà dell’Italia, la direzione è Roma, piazza Indipendenza, la redazione del Corriere dello Sport: lo accompagna Alessandro Salerno, l’uomo dell’Ufficio Stampa Figc per l’Under 21, un incontro in tempo di pandemia, fatto secondo i sacri crismi delle norme anti Covid. Un bilancio guardando marzo e poi giugno. Nicolato entra nella sede del nostro giornale e trascorre con noi un’ora a parlare di Under 21, di calcio, di vita.

Si è conclusa la prima parte del percorso della Under 21. Un bilancio che lascia più spazio alle soddisfazioni o alle preoccupazioni per questo anno terribile, segnato dalla pandemia?
«Più soddisfazioni, sicuramente. A maggior ragione perché abbiamo raggiunto obiettivi in un momento così difficile e non era affatto scontato. Siamo riusciti a superare le difficoltà da grande gruppo, con grande coesione, e questo ci rende ancora più felici e soddisfatti».

Il tuo sentimento personale, la tua esperienza riguardo a questa pandemia?
«È stato, è un periodo difficile in cui dobbiamo reinventarci anche nella vita normale, di tutti i giorni. E’ un periodo cheporta con sé grandi diffi coltà, ma io sono portato a vedere sempre grandi opportunità anche dalle diffi coltà. E tornare ad assegnare prorità più giuste nel momento in cui si mette in discussione la nostra vita può essere una strada interessante».

Una pandemia che ha inciso anche sul tuo lavoro, ti ha costretto ad allargare molto il raggio delle convocazioni, sei arrivato a una settantina, 63 per l’esattezza: cosa riconosci ai tuoi ragazzi nel raggiungimento di questo primo
traguardo?
«Tutto, riconosco tutto, abbiamo messo in campo formazioni sempre diverse, con pochi ragazzi a fare da filo conduttore. È stata una grande prova per tutti noi, per lo staff . Ma soprattutto per loro. Abbiamo inventato sempre qualcosa di nuovo, nelle scelte, nei moduli. E lì cogli la qualità dei ragazzi, non solo tecniche. Siamo riusciti, in questa situazione, a dare giocatori anche alla Nazionale maggiore. Le grandi gratifi cazioni nascono attraverso le difficoltà: è così. Abbiamo fatto un lavoro grosso, lo staff , lo scouting. Mi ha aiutato avere alle spalle un’esperienza di quattro anni con ragazzi che quindi conosco tutti molto bene».

Paolo Nicolato: “Ci manca la continuità nel produrre giocatori”

Il momento più difficile e quello più esaltante di questa corsa a ostacoli che alla fine comunque fa registrare 8 vittorie, 1 pareggio e 1 sola sconfitta, 27 gol segnati e soltanto 5 subiti. I numeri hanno un loro peso e vanno letti.
«Il momento più difficile è stata la lunga sosta che da novembre del 2019 ci ha portato a settembre di quest’anno, visto che a marzo si è bloccato tutto per la pandemia. Poi la ripartenza, legata alla situazione sanitaria generale,
non è stata facile. E siamo dovuti ripartire da una avversaria che non aveva vissuto il lockdown e la sosta. Il momento più esaltante? Direi tutti, ma certo la vittoria in casa dell’Islanda quando sapevano quanto fosse importante vincere, anche con giovani all’esordio, è stata molto importante».

A settembre 2019, quando è iniziato il cammino per l’Europeo, la tua Under 21 aveva arruolati Luca Pellegrini, Bastoni, Tonali, Locatelli, Zaniolo, Kean: ora sono tutti con Mancini. Si può dire che un pezzo importante del tuo lavoro lo abbia già fatto. E il progetto globale del Club Italia, quello che ha portato in piena difficoltà anche ad affiancare la 20 alla 21, in una sorta di Under 21 B, è concreto e funziona.
«Sta funzionando molto bene, i ragazzi saliti con Mancini non sono comprimari ma protagonisti. E’ una soddisfazione per tutti i settori della Federazione. Io spero di poter rimpinguare il numero, perché sotto l’aspetto della continuità, della quantità, dobbiamo migliorare rispetto alle altre nazionali della nostra categoria: il travaso deve incrementarsi ancora. Torno alla nostra situazione: noi in qualche modo sapevamo di dover lasciare qualche giocatore alla Nazionale maggiore ormai pronto per il salto. E ci siamo preparati a questo. La pandemia in qualche modo ha creato anche condizioni nuove, la necessità dei club di mettere in campo qualche ragazzo in più che è diventato una risorsa per noi».

Abbiamo parlato dell’importanza dello scouting per andare a reperire giovani di qualità. Come ti accadde con Zaniolo. Ce lo racconti?
«Devi macinare chilometri e partite per scoprire il talento: Zaniolo lo ho visto per caso, ero andato per un ragazzo del Bologna Primavera che giocava contro l’Entella. E nell’Entella vidi Nicolò, lo dissi a Viscidi e lo chiamai nell’Under 18». […]

Leggi l’articolo cull’edizione odierna del Corriere dello Sport – Stadio

Paolo Nicolato: “Soddisfatto per gli obiettivi raggiunti nonostante il periodo difficile”

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