Nella rete del Newcastle saudita l’Inter… e un’accademia in Kenya

Prima il Newcastle United e il compimento del progetto di mettere piede in Premier League, la NBA del calcio globale. Poi i rumors sulla possibilità di acquisire l’Inter, ciò che permetterebbe di aggiudicarsi una società appartenente alla nobiltà del calcio mondiale. Il governo saudita ha deciso di imprimere un’accelerazione al progetto di scalata del calcio globale come strumento per incrementare il prestigio internazionale e avviare un’operazione di soft power. Portare sotto il proprio controllo due club di questa taglia sarebbe una mossa di assoluto rilievo, tale da mettere il governo saudita sulla strada della multiproprietà calcistica globale e sulle tracce del City Football Group guidato dal governo degli Emirati Arabi Uniti.

Ma c’è un altro dettaglio, pressoché sconosciuto, che dà ulteriore misura di quanto sul serio i sauditi stiano prendendo l’investimento nel mondo del calcio. A svelarlo è stato nei giorni scorsi il Principe Abdullah bin Musaed bin Abdulaziz, ex capo dell’Autorità Generale per lo Sport. Come riportato dal quotidiano Al Riyadh, fra le azioni pianificate per promuovere lo sviluppo internazionale del calcio saudita nell’arco del prossimo decennio vi sarebbe anche “stabilire un’accademia in Kenya e farla diventare una delle più importanti al mondo”.

l disegno non è banale e anzi ricorda molto da vicino quello realizzato dal governo qatariota con Aspire Academy. Si tratta di reclutare giovani talenti in giro per i paesi in via di sviluppo, soprattutto africani, per poi avviarli da giovani verso il percorso della naturalizzazione. Ciò che consente di pianificare la formazione di una rappresentativa nazionale competitiva.

Dunque il piano di sviluppo non riguarda soltanto la scalata al grande calcio europeo ma anche lo sviluppo di una scuola calcistica nazionale, da farsi attraverso un processo di formazione che in realtà si trasformerà in reclutamento mascherato. Sarà interessante monitorare l’attività dell’accademia keniana (sempre che sia una sola), quando vedrà partire le operazioni. Di sicuro c’è che così è troppo facile, specie per chi ha smisurate risorse da investire, rimediare alle difficoltà di formare attraverso il proprio bacino di formazione una rappresentativa nazionale. La disciplina degli home grown sta diventando una burla. E sarebbe il caso che la Fifa, anziché pensare al mondiale biennale, ci rimetta mano.

@Pippoevai

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