Nela: "Mourinho decisivo e innamorato di Roma, riconosco questo entusiasmo"

ROMA – “Correndo correndo”, una vecchia canzone di Antonello Venditti, è dedicata a Sebino Nela. Sono passati tanti anni e i due si sono ritrovati in tribuna a Tirana a tifare Roma nella finale di Conference League, amici come allora, uniti dalla passione giallorossa.
Nela da quando arrivò a Roma a venti anni non se n’è mai andato. Adesso ne ha quaranta di più ed è riuscito a emozionarsi. Dopo aver smaltito 24 ore senza dormire racconta con soddisfazione una serata da ricordare: «E’ stata una bella soddisfazione. Sono stato ospite della società, mi ha fatto molto piacere essere lì. Sono l’unico giocatore della Roma ad aver disputato due finali di coppe europee, mi ha fatto piacere che abbiano pensato anche a me. Non nascondo un po’ di emozione. Non mi ricordo chi abbia abbracciato. Forse Rosella Sensi, era seduta vicino a me ed eravamo molto tesi. Lei è tifosisissima, in questi anni ci siamo visti poco, non ci avevo mai parlato. Ho apprezzato questa donna così tifosa e appassionata. Faccio i complimenti al club, ha messo in piedi una macchina organizzativa eccezionale, non era facile. Ero con tanti altri tifosi ed ex giocatori. Sono stati bravi. Senza dimenticare quello che è stato fatto all’Olimpico. C’è un’attenzione all’immagine della Roma che è straordinaria».

Da questa coppa la Roma può prendere slancio per il futuro. 
«Noto una crescita, intanto per l’attenzione nei confronti delle persone, poi per la volontà di migliorare. Siamo tornati a Roma alle sette di mattina, c’era gente che andava a Trigoria a lavorare. La società si sta muovendo bene».

Dopo due finali perse sul campo hai esultato per questa vittoria. 
«Non nascondo che ero a disagio. Questa non era diversa dalle altre, è stata emozionante. Tutti i discorsi scivolano via. Per molto tempo abbiamo sentito dire che non valeva niente, però quando ti trovì lì è sempre una finale. Mi sono messo nella testa di questi giocatori che hanno lavorato tutta la stagione e che hanno conquistato un trofeo. Non è stata una vittoria facile e non voglio neppure pensare se l’hai giocata bene o male. Il Feyenoord è una buona squadra abituata a giocare a questi livelli, è sempre stata in Europa. Quello che conta è vincere. Lo dice uno che in passato ha espresso le critiche per alcune partite giocate male. Io ho giocato bene la finale contro il Liverpool in coppa dei Campioni, ho giocato una delle mie migliori partite contro l’Inter in Coppa Uefa, ma un arbitro scandaloso ci constrinse alla sconfitta a Milano. Anche all’Olimpico giocammo bene e non bastò il gol di Rizzitelli. Alla fine allora è meglio vincere e portare a casa la Coppa».

Cosa significa per la Roma questo trofeo? 
«Ha certificato che hai a che fare con uno degli allenatori più incisivi che il calcio conosca. Non è solo la finale, è la stagione della squadra che lo dimostra. Mi piace che la città, questa parte della città, abbia ritrovato l’entusiasmo che c’era quando giocavamo noi. A luglio mi chiamò “La Bola” per parlare di Mourinho. Dissi: se è vero che conosco Mourinho sono sicuro che si innamorerà di questa città. Non ho sbagliato di una virgola. Lo dico senza conoscerlo personalmente, ci siamo incrociati una sola volta per una partita di Champions. Vanno riconosciuti i suoi meriti, ha fatto un lavoro straordinario».

Questa squadra è destinata a crescere? 
«Ho sempre saputo che è partito un progetto triennale, adesso mi aspetto che la Roma possa rientrare tra le prime quattro. Mourinho si è reso conto di questa rosa, sa cosa serve per migliorarla. Ho fiducia nel lavoro dell’allenatore e della società. Anche le squadre più forti si possono migliorare. Sarà l’allenatore a dire cosa serve. Un regista, una seconda punta, non lo so. Adesso circolano tanti nomi. Dobbiamo aspettare vestiti da palombari…».

Può essere Dybala il rinforzo giusto per la Roma? 
«Importante che sia funzionale al gruppo. Non so quanto si possa spendere, non mi impiccio. Si può raggiungere il quarto posto anche senza nomi eclatanti. Magari Dybala potrebbe essere un sogno per i tifosi, non mi sbilancio».

Questa squadra da chi deve ripartire? 
«Non mi piace parlare di giocatori, ma se devo farlo dico che il portiere è affidabile, perfetto. Sono rimasto sorpreso dalla crescita di Smalling, è un grande punto fermo, ha fatto una stagione straordinaria. Poi, ci sarà la conferma di Abraham, si è mostrato all’altezza, ha avuto un ottimo rendimento. Oggi credo sia importante lavorare non solo sull’undici titolare. Mourinho sa che ci vuole una rosa competitiva, bisogna alzare un po’ il livello di quegli undici che spesso stanno fuori. Occorre lavorare sulla rosa». 

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