Ndour, il baby talento azzurro che ha trascinato il Benfica nella vittoria della Youth League

Il trionfo del Benfica in Youth League per 0-6 in casa del Salisburgo non è passato inosservato a causa di un motivo principale: il club portoghese oltre ad interrompere una maledizione che durava da troppo tempo, si tratta del primo titolo dopo tre finali perse, ha potuto contare sul contributo di Cher Ndour, nazionale italiano classe 2004, che ha siglato la rete del momentaneo 0-5 al 69’. Benché il nome del giovane centrocampista nato a Brescia da padre senegalese e madre italiana, sia pressoché sconosciuto, in Italia ha avuto modo di transitare in alcuni dei più prestigiosi settori giovanili del paese: dopo avere mosso i primi calci all’oratorio San Giacomo nella periferia ovest di Brescia, è passato nella squadra della sua città ricevendo gli insegnamenti di mister Giovanni Valente, allenatore a suo tempo di Mario Balotelli nel vivaio delle Rondinelle, proseguendo il suo percorso tra le file dell’Atalanta fino all’Under-17, e ricevendo durante questo periodo la chiamata in Nazionale Under-15 e Under-16. Le ottime prestazioni in maglia orobica gli sono valse l’attenzione di diversi top club europei nell’estate 2020 – Juve, Chelsea, Liverpool e Barcellona su tutti – ma è il Benfica ad avere la meglio, e a strapparlo all’Atalanta acquistandone il cartellino.

L’anno scorso il ragazzo alla sua prima esperienza nel campionato portoghese ha vissuto una fase di adattamento con la formazione Under 23 – 1 gol e 18 presenze – conquistando in breve tempo la fiducia del tecnico del Benfica B Nelson Verissimo, che gli ha regalato il debutto ufficiale in Segunda Liga il 2 maggio, una data che Ndour non dimenticherà facilmente: a 16 anni e 279 giorni è diventato il più giovane esordiente di sempre nella storia del Benfica, battendo il record di Joao Felix, attualmente in forza all’Atletico Madrid. Nella stagione attuale si è inserito in pianta stabile tra i titolari della squadra B del Benfica di Luis Castro, imponendosi malgrado la giovane età a centrocampo grazie ad un’ottima fisicità (190 cm) e buone doti tecniche, oltre ad una notevole duttilità, che gli ha consentito di giocare sia come playmaker davanti alla difesa che in posizione più avanzata dietro le punte. Il baby fenomeno del calcio europeo ha tutte le caratteristiche per diventare un calciatore completo, e oggi più che mai risultano profetiche le parole del suo primo maestro di calcio Umberto Bini all’oratorio San Giacomo: «Fin dal momento in cui ha varcato i cancelli del nostro campetto ho avuto l’impressione che fosse nato con un pallone fra i piedi. Faceva tutto con una naturalezza sbalorditiva».

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