Napoli, Zielinski, musica da Champions

NAPOLI – Osi e Lozano sono i dubbi della vigilia, dubbi di un certo livello, eppure qualche certezza il Napoli continua ad averla anche in vista della prima di Champions: tipo Zielinski. Piotr, protagonista di un inizio di stagione tra i più convincenti e incisivi della sua ormai lunga carriera napoletana, sia per i numeri sia per l’atteggiamento: il gol con il Verona e i tre assist con Monza e Lazio registrano la sua partecipazione attiva in quattro delle dodici reti complessive della squadra, ma a fare la differenza è lo spirito. Il fuoco negli occhi e nel carattere che tanto, troppo spesso è stato il grande limite di un giocatore tecnicamente straordinario. Un potenziale fuoriclasse: è quello che si è sempre detto di lui. Uno che fa quello che vuole con il destro e il sinistro; un giocatore dotato di un tiro super e di un patrimonio raffinatissimo, ma anche la vittima sistematica di pause inspiegabili. L’idea? Beh, sembra che quest’anno stia in qualche modo percorrendo la strada che fu di Lobotka: è lui, il candidato alla rigenerazione di Spalletti. E a 28 anni compiuti, partendo dal presupposto di doti rare e pregiate, il momento della consacrazione dovrà pur arrivare. Si vedrà. A cominciare da domani in Champions con il Liverpool, un club che lo avrebbe voluto nella medesima estate in cui la sua vita si tinse d’azzurro: magari i Reds avranno ancora più rimpianti a fine partita. Magari, chissà.  

La chiave tattica

E allora, vai Zielo: dopo una stagione decisamente sottotono ha chiesto a Spalletti di cambiare mestiere, di lasciare il ruolo di trequartista alle spalle della punta e di cimentarsi da mezzala sinistra nel 4-3-3, e i risultati gli stanno dando ragione. Sia chiaro: il signor Luciano ha spiegato la liquidità del sistema di gioco e la capacità di passare rapidamente al 4-2-3-1 a seconda degli spazi e dunque dei momenti della partita, ma l’ago è sempre tra le mani di Zielinski. Sì, è lui e ancora lui a girare la chiave tattica: l’uomo che detta il cambio modulo a seconda dei movimenti; l’uomo che fa densità e poi anche rifinitura. Che supporta la punta e innesca gli esterni. Che dipinge traiettorie precise dagli angoli, antico problema del Napoli: due, per il momento, entrambi offerti a Kim-gol (con Monza e Lazio).  

Senza pause

A prescindere dalle indiscutibili qualità, dicevamo, è un altro l’aspetto che finora ha fatto la differenza nelle sue esibizioni: l’atteggiamento. La quantità abbinata alle sciccherie: sia quando ha giocato dal primo minuto, sia quando è entrato a partita in corso. Vedi il Lecce, l’unica in cui Spalletti non l’ha schierato dall’inizio: aveva voglia di cambiarla, di incidere, di partecipare. Ed è proprio la costante partecipazione al gioco, una trama che non può fare a meno dei suoi lampi e dei movimenti al fianco di Lobotka e Anguissa, il valore aggiunto: le famigerate pause sono state archiviate. Per il momento restano soltanto un lontano e pessimo ricordo.  

Poker reds

Importante davvero, la linea a tre del centrocampo del Napoli: un ottimo mix in cui Piotr, magari meno efficace di Frank in fase difensiva nonostante una buona applicazione, resta l’arma offensiva che all’improvviso può spaccare la partita. Il Liverpool lo aveva messo nel mirino nell’estate 2016, proprio quello che poi terminò con la cessione dall’Udinese al Napoli, e da quell’anno sono già quattro gli incroci in Champions. Sì, i Reds sono la squadra che Zielinski ha sfidato più volte nella grande coppa: nelle stagioni 2018-19 e 2019-20. Bilancio: due vittorie in casa, un pareggio e una sconfitta ad Anfield. Senza mai segnare. Il quinto tentativo è servito, dietro l’angolo. Domani. 

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