Napoli, una lezione per due

Dalle sconfitte s’impara sempre qualcosa, e stavolta il Napoli ha molte lezioni da trarre. La prima è rivolta alla società: costruire una squadra così potente davanti e lasciarla così fragile in difesa è un masochismo. Perché possiamo pure pensare che sia stata l’espulsione di Mario Rui a condannare gli azzurri, e in parte è vero. Cinquanta minuti in dieci contro undici sono, in una competizione europea, un ostacolo quasi insormontabile. Però, se guardiamo lucidamente ciò che è accaduto in campo, dobbiamo riconoscere che la rimonta dello Spartak è figlia del divario agonistico e tecnico tra gli esterni delle due squadre. Nel secondo tempo Moses sulla destra è stato incontenibile e il raddoppio di marcatura di Malcuit sul gol del pareggio è inaccettabile per una squadra di vertice.

Ma è una squadra di vertice quella costretta ad affidarsi in una partita così importante a un rincalzo che ha già dato prova di inaffidabilità in copertura? E che dire della chiusura non impeccabile di Manolas sul raddoppio di Ignatov liberato da un velo di Bakaev? Vorremmo che queste domande fossero un tarlo per De Laurentiis fino alla riapertura del mercato. Qualcosa forse può rimproverarsi anche Spalletti.

Rintanarsi sul 4-4-1 dopo l’espulsione del portoghese non è stata un’idea felice. Perché il Napoli è squadra che può difendersi in un solo modo: attaccando. La scelta del tecnico ha tolto spinta agli azzurri e li ha esposti alle percussioni dei russi sulle fasce, dove il divario di qualità ha fatto la differenza. Non a caso Spalletti ha poi corretto il tiro, passando a un più volitivo 3-5-1. Resta il fatto che l’uscita di Insigne, ortodossa di fronte allo svantaggio numerico e prudenziale in vista della trasferta di domenica a Firenze, ha tuttavia mandato il Napoli in confusione, mostrando i limiti di leadership del centrocampo.

Questa squadra è Lorenzodipendente oltre il dovuto, perché Zielinski, per un deficit di concentrazione e di personalità, non è in grado di prenderne il testimone. Parla da solo il gol fallito a porta vuota dal polacco nel momento più delicato della partita, cioè pochi minuti dopo aver subito il cartellino rosso. In questo senso la sconfitta, che pure mette a rischio la qualificazione, insegna al Napoli qualcosa che è meglio apprendere all’inizio di stagione, piuttosto che scoprirlo quando è tardi. Si dirà che questi limiti risultano enfatizzati dalla condizione di vantaggio numerico in cui è venuta a trovarsi una squadra, lo Spartak, già molto competitiva. Ma una programmazione che punti a vincere in Italia e in Europa deve tener conto anche di questi imprevisti. Ora la testa torni al campionato. Ma ciò che si è visto ieri al Maradona forse dovrà indurre Spalletti a sperimentare, in simili emergenze, soluzioni alternative. Che ci sta a fare Juan Jesus?

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