Napoli, per ogni addio un colpo. E non è finita

NAPOLI – La rivoluzione silenziosa è passata dalle parole (di De Laurentiis, giugno 2021) ai fatti (tanti divorzi, otto colpi, un mercato ancora vibrante in attesa di Navas) senza che nessuno se ne accorgesse fino in fondo. Quello che era stato esposto dal presidente De Laurentiis in un noto albergo della Capitale, subito dopo il divorzio con Gattuso, all’alba dell’avventura di Spalletti, si è concretizzato in tre sessioni di mercato che sono state intense, a tratti emozionanti, con l’ultima che verrà ricordata a lungo come il principio del nuovo corso. Riecco il Napoli nella sua veste inedita, è una squadra più giovane, raccoglie motivazioni alternative e costa meno, ha abbassato il monte ingaggi, ha salutato stipendi costosi, calciatori che avevano fatto la storia parallela ai trionfi, per puntare su nuove leve, giocatori di prospettiva, altri già pronti eppure felici come i giovanissimi ai primi approcci.

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Napoli, stipendi

Nell’idea di De Laurentiis, sposata dall’allenatore, raccolta nelle indicazioni dal ds Giuntoli e dai suoi collaboratori, era sembrato inevitabile offrire una svolta alla squadra che ancora conservava il ricordo nitido del triennio con Sarri fatto di show eppure orfano di successi. Il presidente, in conferenza, era il 30 giugno 2021, annunciò di dover ridurre il monte ingaggi dopo aver attraversato (anche) la pandemia e una crisi che aveva colpito senza tregua il settore calcio, così da quel momento ogni strategia è stata mirata e oggi De Laurentiis, ricalcolando gli stipendi dell’intero organico, s’accorge di aver fatto centro: gli ingaggi netti rispetto ad un anno fa sono passati da 61,7 a 45,24 milioni, il calo è del 27%, il nuovo tetto è a 3,5 milioni (con le eccezioni di Osimhen a 4 e Lozano a 4,5 in virtù di vecchi contratti). Eppure la squadra non s’è indebolita, ha cambiato pelle, avrà un altro volto, sarà anche più giovane e questo potrà essere solo un (altro) motivo di vanto.

Mercato Napoli, via i big

Ospina, Insigne, Mertens e Koulibaly sono ripartiti altrove, hanno lasciato in cassa stipendi pesanti, dai 6 milioni del centrale passato al Chelsea (il più pagato della rosa) ai 4,5 di Mertens e Insigne (anche Manolas, partito a gennaio, vantava uno stipendio simile), senatori di lungo corso che il Napoli ha sostituito con giocatori più giovani (Sirigu unica eccezione ma con stipendio più basso di Ospina) e meno costosi come Kim (2,5 milioni), Olivera (1,3), Kvaratskhelia (1) e Raspadori (2,5). Si dirà: più giovani, meno cari, meno pronti? Non è detto, anzi è da escludere, perché l’esordio è già stato promettente e poi perché Giuntoli lavorava da mesi alla rivoluzione, ha avuto tempo per scovare giocatori che rientrassero nei nuovi parametri ma che fossero anche in grado subito, nell’immediato, di fare la differenza.

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Linea verde

Spalletti ha tra le mani una squadra giovane, fresca, motivata, che non vede l’ora di scoprirsi. L’età media è scesa da 26,7 a 25,7, il Napoli ha guadagnato due anni (il confronto è con la scorsa stagione), si ritrova in rosa giocatori che possono inaugurare un nuovo ciclo. Il sostituto di Koulibaly, Kim, è sei anni più giovane, ma il divario d’età è netto in attacco: Raspadori ha tredici anni meno di Mertens, Kvaratskhelia è nato dieci anni dopo Insigne, si passa dalle certezze consolidate dell’ultimo decennio a calciatori tutti da scoprire che vantano il privilegio dell’infinita crescita. Chi può dirlo, oggi, cosa diverranno, domani, tutti insieme, ascoltando Spalletti, nel Napoli del futuro? In attesa del verdetto del campo, era questo l’obiettivo: avviarsi al futuro salutando senza traumi il passato a cui tutti si erano da (troppo) tempo legati.

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