Napoli, niente vertigini. Lascia fare ancora a Osimhen

CASTEL VOLTURNO – Dalla collezione personale: stacco di testa e terzo tempo a Bergamo. Ma appena prima, tripletta al Sassuolo con una spaccata alla Heather Parisi, tap in da opportunista e cavalcata a campo largo. E, sempre a ritroso nel tempo: capolavoro all’Olimpico di Roma, collo pieno dopo essere sfuggito a Smalling e palla nell’angolo lontano, avendo il 3 per cento di possibilità di segnare. Visto che le cose con il Bologna s’erano messe male, girata di sinistro sulla verticale disegnata per lui da Kvara. Al Monza, a modo suo, scatto felino, di quelli che bruciano, e rasoiata alla giugulare. A Verona, alla prima, aveva scelto una versione quasi inedita: spaccata andando a prendere la spizzata di un compagno. E per addobbare la parete, mancandogli un colpo all’Arsenio Lupin, Sua Maestà il bomber se ne è inventato uno contro l’Ajax, così per non farsi mancare niente. La prova del nove è tutta qui, per ora, e Victor Osimhen ha impiegato appena 893′ per snocciolarla, praticamente a memoria: ogni santo giorno in cui c’è da giocare, la pantera corre incontro al vento, sa che ha un debito con se stesso e se ne va.

Fa male

Visto che ha saltato sette partite, perché il destino a lui toglie e quasi mai dà qualcosa, Victor Osimhen ha ricominciato a recuperare i gol perduti: a Bergamo, dopo aver combinato un pasticcio, offrendo con un mani il rigore che ha mandato l’Atalanta in fuga, s’è preso il Napoli sulle spalle ed ha esagerato. In tre minuti ha pareggiato, saltando in quell’area assai più affollata di un bus all’ora di punta; e poi, visto che gli avevano lasciato il campo aperto, e che Anguissa s’era accorto della sua presenza, s’è lanciato, ha travolto il poveraccio di turno che lo marcava, lo ha lasciato lì per terra e ha offerto ad Elmas il pallone per il sorpasso. Da quando è rientrato, e sono quattro partite, ne ha fatti sei, perché l’ingordigia ormai lo possiede. Il gol è il suo amabile demone dal quale non riesce a liberarsi ed ora che ha smesso di festeggiare strappandogli la maglietta di dosso, ha deciso di passare altro: giù la maschera.

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E nove

Nona vittoria consecutiva, nono gol stagionale, in questa estate-autunno da pazzi, con il Milan che sta a sei punti e le altre che si perdono nello spazio, lontane: ma l’Empoli è un tormento, ogni volta, e l’anno scorso fu addirittura peggio. Vinse 1-0 al «Maradona»; ribaltò il ritorno da 0-2 a 3-2, spalancando ad una crisi ambientale che poi ha certifi cato la necessità della rivoluzione.

Rieccolo

Gli infortuni l’hanno massacrato, ha più viti che punti in classifi ca, si è dovuto arrendere ripetutamente – tra Covid e accidenti vari – però nel triennio ha saputo costruire un feeling con il gol egualmente: nella sua prima stagione, nonostante i guai, arrivò a dieci; nella seconda, e le disavventure non gli mancarono, ne fece diciotto: ha quasi eguagliato il primo Osimhen, viaggia per cancellare il secondo; e il terzo, con questa sua andatura irresistibile, viaggia ritmi vertiginosi, quelli che in Europa si possono permettere solo Halland, Lewandowski, Neymar e Mbappè, niente male come amicizie.

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Cento milioni

Quando il Newcastle, gennaio scorso, ha lanciato messaggi tutt’altro che subliminali ed ha lasciato vedere un centinaio di milioni pronti per chiudere l’aff are, il Napoli ha fatto fi nta di niente, s’è tenuta la ricchezza del proprio gioiello ed ha pensato di costruirgli il futuro intorno: due giornate alla sosta, c’è l’Empoli nel tempio di Diego, è (sempre) il giorno di Victor.

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