Napoli, meno spese e più show: l’ideona di De Laurentiis

Aurelio e Dan sono legati da stima reciproca oltre che dal calcio, dal cinema e dal sole della California, e se vogliamo il filo sottile che li unisce può anche essere spiegato così: mister Dan sta lavorando per riportare la Roma sul colle dei virtuosi dei bilanci proprio come ha fatto il signor Aurelio con il Napoli. Il Napoli di De Laurentiis: un modello, un simbolo, un’ispirazione per chi alle spalle non ha multinazionali, petrodollari o il vento dell’Est a gonfiare le vele. Il club azzurro è una questione di famiglia, tecnicamente un’azienda snella fondata su idee chiarissime e sulle intuizioni brillanti dei suoi uomini chiave: su tutti Spalletti, un po’ pilota di Formula 1 e un po’ direttore artistico dello spettacolo del campo; e il ds Giuntoli, la mente e il braccio del mercato e il cacciatore di talenti che insieme con il suo staff ha scovato Kvaratskhelia, Lobotka, Anguissa, Kim e gli altri giocatori che oggi sono conosciuti come quelli della rivoluzione di giugno. Un piano studiato con cura da mesi ma anche uno tsunami economico e tecnico che in un colpo solo ha prodotto: una squadra più giovane e finora vincente, imbattuta e prima sia in campionato sia nel gruppo di Champions League, nonché l’abbattimento del monte-ingaggi. Un capolavoro. Arricchito peraltro dalla qualificazione agli ottavi di Champions con due giornate d’anticipo. Roba da magic touch.

Roma-Napoli, la sfida degli stipendi: quanto guadagnano le due formazioni

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Equilibrio perfetto

E allora, c’era una volta in America. In California: la San Diego di Friedkin e la Los Angeles di De Laurentiis. E in mezzo il cinema, certo, e poi il calcio all’italiana. Napoli e Roma. Il Napoli e la Roma: divisi da quattro punti in classifica e da notevoli differenze sostanziali di gestione, considerando l’assoluta diversità dei percorsi. DeLa è ormai un presidente maggiorenne: diciotto anni d’esperienza e la capacità di rinnovarsi restando sempre al passo con i tempi e, quando possibile, anticipando il futuro. Molto azzurro, quello della nuova squadra costruita in estate attraverso un processo di rigenerazione che neanche le staminali: via a scadenza Insigne, Mertens, Ospina e Malcuit; Koulibaly ceduto al Chelsea per 40 milioni di euro e Fabian al Psg per 23 milioni a un anno dalla scadenza dei rispettivi contratti. Di contro, tanto per citare gli uomini da copertina, con il ricavato delle due cessioni sono stati acquistati Kvara (10 milioni), Kim (19 milioni) e Raspadori (30 più 5 di bonus). Equilibrio perfetto. Lo stesso prodotto dalle operazioni: Petagna al Monza e Simeone dal Verona al Napoli.

Gli obiettivi

Nonostante i venti estivi di tempesta, una contestazione lunga e dura nel bel mezzo degli addii eccellenti, De Laurentiis ha continuato imperterrito il suo percorso. Giocando d’azzardo a fine maggio: «Faremo di tutto per riportare lo scudetto», disse. E furono fischi a valanga. Già, è così che andò all’epoca, ma oggi il Napoli incanta, diverte e soprattutto vince. Sorridono i tifosi e anche il presidente, capace con l’aiuto imprescindibile di Giuntoli e Spalletti di ammirare una squadra finora eccezionale in Italia e in Europa e di celebrare i due obiettivi iniziali: abbattere l’età media (un anno dopo il Napoli ha un anno in meno…) e soprattutto il monte-stipendi, asciugato drasticamente e per di più con un saldo attivo tra cessioni e acquisti. Le definizioni più gettonate del momento sono le seguenti: società modello oppure società virtuosa. Ma la città non riesce ancora a credere del tutto a quello che sta accadendo: sogna, è ovvio, però poi riapre gli occhi. La diffidenza (sportiva) del resto è tipica della sofferenza (sportiva) alla luce dei trentadue anni – ormai quasi trentatré – trascorsi ad attendere il terzo scudetto. Già, un bel po’. Eppure, Napoli dovrebbe saperlo: da queste parti, le rivoluzioni sono sempre passate alla storia.

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