Napoli caricato a molla
Non è andata così. E non si può parlare di fortuna. Si è capito subito che anche l’altro Napoli (se lo chiamassimo Napoli B, qualcuno si offenderebbe) era caricato a molla. Pronti via, Neres è fuggito sulla destra come se fosse una finale Mondiale. Invece era Napoli-Palermo sedicesimo di finale di Coppa Italia. I puntigliosi diranno che senza le incertezze di Sirigu (sul primo gol possiamo parlare di vera e propria papera), sarebbe stata un’altra partita. È dura quando ne fai cinque. E soprattutto è lunga stare dietro a chi vuole riscrivere la storia con i se e con i ma. Fatto sta che dopo dodici minuti Ngonge aveva segnato due gol. Entrambi di sinistro. Tutti e due non proprio imparabili.
Napoli, Conte è un ‘Grande Fratello’
Ma quel che ha colpito è stata la determinazione di chi era in campo. Ciascuno consapevole che stava a lì giocarsi una discreta fetta del proprio futuro. Non può essere certo un caso se nemmeno un calciatore sia entrato in campo svagato. O come se dovesse disputare un’amichevole. Tutti sapevano di essere sotto osservazione. Sotto esame. Conte è una sorta di Grande Fratello. Non gli sfugge nulla. In meno di tre mesi ha preso un gruppo allo sbando, finito decimo in campionato, con i calciatori più forti che sbraitavano per andare via, e lo ha trasformato in una squadra che sul 3-0 al Palermo continua a pressare, recupera palla nell’area avversaria e segna il quarto. E poi anche il quinto. La fame. E la fede nel proprio tecnico. E pensare che appena il 18 agosto si è giocata Verona-Napoli 3-0. Sembrava l’abisso.
Napoli, Conte e la ferocia agonistica
Possiamo dire che Napoli-Palermo chiude la prima fase del lavoro di Conte. La fase della riabilitazione. È perfettamente riuscita. Non solo il malato non c’è più, è guarito. Ma ormai il Napoli parla la lingua del suo allenatore. Ogni giocatore è disposto a seguirlo ovunque. Nei momenti di sacrificio, a Cagliari come allo Stadium, così come in Coppa Italia col Palermo alla ricerca della verticalità. Per usare un termine oggi in voga, la mentalizzazione è servita. Conte è entrato nella testa dei suoi calciatori. L’esultanza di McTominay per il gol del 5-0 è la fotografia di questo processo. Si va in campo con ferocia agonistica. Sempre. Ovviamente il lavoro è ancora lungo. Rafa Marin continua a non sembrare inappuntabile, così come Caprile è ancora un po’ preda dell’emozione. Ma lo stato dell’arte è che Conte ha riportato il Napoli in vita e lo ha tirato fuori dall’ospedale. Ora, progressivamente alzerà l’asticella. Come ha fatto ieri sera con un turn over di dieci uomini. Non mollerà mai la presa. Questo è sicuro.
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