Napoli, Lobotka è l'uomo in più per Spalletti

NAPOLI – Dov’è il trucco, dov’è l’inganno? Perché in due anni – diciotto mesi sarebbe più giusto – Stanislav Lobotka ha improvvisamente scoperto d’essere un soggetto assai misterioso, nascosto dietro numeri apparentemente grandi ed invece assai miseri. La sua Napoli, leggendola con l’occhio distratto di chi butta uno sguardo sulle statistiche e non le svela, sarebbe compresa in trentanove presenze, che già direbbero qualcosa: e invece, andando a frantumarle nel dettaglio, di questa sua esperienza in chiaro (chiaro?) e scuro, ci sono appena 818′ a cui aggiungerne poi altri 527′. Cosa si può fare in questo spazio temporale che sa di niente, sarebbe quasi un esercizio per il riscaldamento? Stanislav Lobotka, improvvisamente, è rifiorito a Monaco di Baviera, in un pomeriggio di gran caldo, in cui la sua corporatura ha riacquisito la fisionomia che un atleta deve concedersi: prima, e non avendo altro da fare, per affogare la propria delusione, forse si è lasciato un pò andare.

Lobotka, con lui Spalletti ha un’altra opzione al posto di Demme

52 minuti, nella sua ultima stagione, sanno di enorme, gigantesco vuoto pneumatico nel quale un calciatore, pagato venti milioni, è stato costretto a galleggiare: panchina, panchina e sistematicamente panchina, alle spalle di chiunque, di Bakayoko e di Demme, senza riuscire mai a capire cosa ci stesse a fare in quella squadra dalla quale è sembrato rigettato. La sua avventura, calcisticamente avvilente e resa straziante dall’impietoso accanimento dei social, è rimasta confinata in quel mistero buffo che contro il Bayern, in un‘ora e mezza, ha avuto mezze risposte: Lobotka c’è, vive e lotta insieme al Napoli di Spalletti, si prende quel che si può – grazie all’emergenza – ma intanto dimostra di poter rientrare nelle turnazioni, di non rappresentare un peso (anche economico), come pure è sembrato durante la precedente gestione. Lobotka è un uomo in più – e con Malcuit sarebbero due – che va ad alimentare l’organico, che consente a Spalletti di avere una scelta a centrocampo proprio quando Demme si è infortunato e là in mezzo si è aperto un vuoto gigantesco: ha palleggiato, ha organizzato, ha pressato, ha racchiuso in sé la funzione di collante tra i settori e nelle fasi di gioco, ha lasciato che quel pensiero espresso ad alta voce da Hamsik con Giuntoli riavesse un senso: “È un gran bel giocatore”.

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