Napoli, Lobotka batte Jorginho: due registi da favola

NAPOLI – In comune hanno avuto l’impatto: tecnicamente complesso prima di conquistare la scena. Ma se vogliamo raccontarla bene Lobotka è stato anche vittima di quello che oggi si definisce body-shaming per un po’ di chili in più accumulati nel corso della sua prima stagione: e soltanto per questo la sua esplosione è stata ancora più fragorosa. Sì. Lo chiamano Lobo e ogni tanto i tifosi anche Iniesta, mentre Spalletti poco più d’un anno fa disse: «Può diventare per il Napoli quello che era Jorginho». Bene, alla vigilia della partita con l’Empoli e all’indomani dell’ennesima prestazione gigantesca della stagione con l’Eintracht, la storia è già cambiata: loro due viaggiano su binari paralleli ma sulla linea dei grandi d’Europa. Lobotka e Jorginho, i ciak di oggi e di ieri: il regista di uno scudetto ormai vicino e di dolci follie di coppa e poi il regista del luna park di Sarri che lo scudetto l’ha sfiorato in azzurro e la Champions l’ha suonata in Blues. Con il Chelsea. Due magnifici centrocampisti, due interpreti del calcio puro ma ognuno con la propria firma: bello così, no? Con una differenza destinata a segnare la storia del club: Jorgi ha già vinto a Londra e ci sta riprovando con l’Arsenal, Lobo invece ha vinto in Slovacchia ma può farlo anche a Napoli. Dopo Maradona e i suoi immortali fratelli. 

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Imprescindibile

E allora, i comandanti: i gradi li hanno avuti altri illustri compagni, è vero, ma il Napoli di Sarri non poteva prescindere da Jorginho e il Napoli di Spalletti non può e non vuole prescindere da Lobotka. Il più grande capolavoro individuale del signor Luciano: invisibile con Gattuso e bersaglio della gente fino alla trasformazione fisica dello staff medico – 7 chili in meno – e all’incontro con il nuovo allenatore. Che di lui non ha fatto più a meno dalla partita con la Lazio del 28 novembre 2021. Un crescendo che i numeri della stagione confermano senza possibilità di smentita: 31 presenze in 31 partite; 28 volte titolare e in panchina dall’inizio soltanto con la Cremonese in Coppa Italia negli ottavi (eliminazione ai rigori); e poi con il Lecce e lo Spezia in campionato. Un pareggio e una vittoria acciuffata per un pelo, ispirata proprio da un cambio geniale di Lobo per Lozano.  

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Il gigante

Lobotka è un gigante. Un gigante di un metro e settanta che quest’anno dirige il gioco con un’impressionante precisione nei passaggi (94.4%), colleziona e vince duelli (112), recupera un’infinità di palloni e contrasta (55 tackle), sbroglia le situazioni più complesse, equilibra la sua squadra e squilibra gli avversari con il moto perpetuo. E ancora: si gira e si rigira in un fazzoletto, si piazza davanti alla difesa e strappa, e il pallone non lo perde praticamente mai. Appare e scompare: non a caso è decimo in Serie A per falli subiti (40). Spalletti lo chiama il cinghialotto per sottolinearne l’intensità e uno scatto che in partita l’ha portato a toccare i 34 km/h in velocità. Irrefrenabile. E poi, beh: continuità pazzesca e personalità glaciale.  

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Maestro

Anche Jorginho viaggiava a medie super per quantità e precisione dei passaggi: una volta con il Cagliari, nel 2017, ne completò 181 su 196. E ancora: chilometri di corsa e grande partecipazione passiva. Con meno intensità e meno fase difensiva di Lobo, perché il passo e la struttura sono differenti, ma del gioco verticale è un maestro. Più soluzioni verticali del collega e anche nel lancio e nell’assist: ma sia chiaro, entrambi hanno avuto la capacità di rendere speciale il sistema interpretato. Con picchi altissimi in tutte le fasi: registi moderni, centrocampisti fantastici. Segnano poco, questo è vero, ma Jorge da rigorista ha in dote qualche gol in più (tasto dolente d’Italia Nazionale): in questa stagione ne ha firmati 3, mentre il collega è a quota una rete. Differenza sostanziale? Jorginho ha vinto l’Europeo e poi Champions, Europa League, Supercoppa e Coppa del mondo per club con il Chelsea; Lobotka un titolo slovacco con il Trencin. E ora sogna lo scudetto con il Napoli: forse il più grande rimpianto della meravigliosa carriera di Jorge. 

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