Napoli-Lazio show, “Cazzimma” e “merdite”: i duelli degli assi e le invenzioni

Cos’hanno i toscani di diverso dagli altri italiani? Curzio Malaparte lo ha spiegato con dovizia di particolari in “Maledetti toscani”. Renzo Ulivieri, limitandosi ai confini calcistici, ha coniato un termine particolare, la “merdite”, caratteristica che potrebbe essere parente stretta della “cazzimma” napoletana. La “merdite” è una perfetta fusione fra cattiveria, intelligenza, furbizia, arguzia, intuizione e arte di fregare l’avversario. Nel nostro caso, i toscani (di provincia, o ancora meglio, di campagna) Luciano Spalletti e Maurizio Sarri sono legati anche attraverso Napoli. E quando uno nasce in Toscana (Luciano è di Certaldo) o a Napoli (Maurizio è di Bagnoli, anche se appartiene alla terra dei Medici) e allena in Toscana (base di partenza o di ripartenza per entrambi, Empoli) si avvia nel proprio cammino con un leggero vantaggio.

Spallettismo e Sarrismo

Anche chi ha potuto ammirare da vicino i capolavori empolesi dei due allenatori parte con un vantaggio, sapendo da tempo, da subito, che il loro calcio, a meno di clamorosi intoppi, avrebbe raggiunto livelli alti, molto alti. Il piacere del gioco, il desiderio di farne strumento per arrivare al risultato, è ciò che li accomuna. «Mi alzavo in piedi a battere le mani quando vedevo le partite del Napoli di Sarri», detto ieri da Spalletti, che sta arrivando al traguardo appena sfiorato dal suo collega. C’è però una differenza che oggi, a guardare, anzi, a rimirare la meraviglia del Napoli, potrebbe sfuggire: Sarri ama il lato spettacolare del calcio perfino più di Spalletti. E ce n’è pure un’altra: Sarri non ha ancora raggiunto la sintesi perfetta fra gioco e risultati come è riuscito a Spalletti in questa stagione. Stesso modulo, stesso sistema di mettere la squadra in campo, stessa personalità forte, stesso look sportivo, la tuta del club. Luciano quando parla fa una specie di cantilena (“e ‘un mi gaarba mihaa quello che tu hai scritto”), gli piacciono da morire le pause, lo sguardo che dal basso va verso l’alto, la parola da ricercare; Maurizio va a dritto al punto, ostentando le sue origini col gusto della parolaccia. Si piacciono e si sfidano. Il sarrismo è già nella Treccani, lo spallettismo è già nel vocabolario calcistico d’Europa.

Spalletti: "Mi alzavo dal divano per applaudire il Napoli di Sarri"

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Spalletti: “Mi alzavo dal divano per applaudire il Napoli di Sarri”

Obiettivi e dimensioni

Sarri ha stupito quando non ha vinto. A Empoli, a Napoli. Ha stupito meno quando ha vinto, anche se il Chelsea che portò alla conquista dell’Europa League non giocava davvero male. La Juve, che con Maurizio ha conquistato l’ultimo scudetto prima del tracollo, no, non aveva il suo marchio. Era una squadra prevenuta nei suoi confronti e lui, in quella squadra, in quell’ambiente, non c’entrava un bel niente. Rimase abbagliato dal vincere facile. Apparteneva, e appartiene, a un altro mondo. Oggi quando la Lazio gioca bene, ti incanta. Il problema è che non sempre risponde al richiamo del suo allenatore. Manca la continuità anche perché mancano i ricambi all’altezza dei titolari. È un problema che Spalletti non conosce, anche perché è stato bravo a risolverlo, almeno per la sua parte. Basta ricordare chi era Lobotka prima del suo arrivo, non certo il regista che incanta l’Europa. Se Sarri toglie Luis Alberto per mettere Basic, il livello tecnico della Lazio si abbassa; se invece Spalletti toglie Zielinski per mettere Elmas, quel livello si abbassa o si alza? Non lo sappiamo tanto sono forti quei due. Se Osimhen salta una partita, gioca Simeone, già 4 gol in Champions; se sta fuori Immobile, Sarri deve scombussolare la Lazio per sostituirlo.

Attaccarsi

Ci sono 20 punti di differenza in classifica, non è in discussione chi sia più forte fra Napoli e Lazio, ma Spalletti sa che la squadra del suo amico, se gioca come vuole il suo amico, può creargli dei problemi. Dove? Nel cuore del centrocampo, per la qualità di Luis Alberto e Milinkovic, due giocatori che potrebbero essere titolari anche nella capolista. Sull’altro versante, la preoccupazione maggiore è per l’attacco laterale. Di Lorenzo e Lozano a destra, Olivera e Kvaratskhelia a sinistra, metteranno sotto pressione Hysaj e Marusic che avranno bisogno di tutto l’appoggio possibile da parte di Zaccagni e Felipe Anderson. Su e giù senza un attimo di pausa. Il duello più entusiasmante sarà però quello a distanza fra Osimhen e Immobile. Il gol, la scintilla, l’episodio vincente, è da loro che ce lo aspettiamo.

Spalletti: "Sarri Masaniello del calcio"

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Spalletti: “Sarri Masaniello del calcio”

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