Napoli, Kvaratskhelia incanta: contro il Villarreal ha ritrovato colpi geniali

In tre mesi, s’era intuito: e però, affinché sia chiaro, e sparisse qualsiasi dubbio, Luciano Spalletti ha preso il microfono – o forse una megafono – e l’ha spiegato al calcio. «Si sta facendo sempre più leader… Ma va portato in condizione, perché lui fa la differenza». Il calcio, visto dalla fascia sinistra e avvolto nelle nuvole di quei dribbling che il Napoli ha ritrovato lentamente, mentre il Villarreal stava divertendosi, è tornato in quel limbo onirico intravisto per tre mesi e poi lasciato lì in attesa dell’ultimo profeta: è stato un calcio un po’ fasullo, va da sé, però nelle amichevoli qualcosa si nasconde, anche l’inganno. «Ma lui è venuto fuori alla distanza». Quando Kvaratskhelia è uscito dalla propria ombra, ha smesso di essere controfigura di se stesso, ed ha iniziato a recitare secondo usi e costumi, il Napoli – con le sue seconde e terze scelte, con vari Primavera – è stato restituito alla propria dimensione favolistica: e in un colpo solo, abbagliante, la sconfitta è diventata un graffio, niente di che. Però c’è voluto un po’, ed in quel tempo, comprese anche le sfide preparatorie in Turchia, qualche paura sottile s’era infiltrata, perché Kvara pareva assopito. L’ultima volta, a Liverpool, era uscito ammaccato, e la lombalgia gli aveva negato l’Atalanta, l’Empoli e l’Udinese, alimentando persino cupe dietrologie. Dettagli del chiacchiericcio, soffocato con la sosta, demolito dall’endorsement di Spalletti, che ha preso la prudenza, l’ha appallottolata e l’ha depositata a bordo campo. «Man mano che la partita ha preso corpo si è fatto sempre più leader e questo a noi serve». Serve quel Kvara lì, tutto intuizioni geniali, un tocco, un altro, un assist o quel che suggerisce un talento gigantesco, scovato in Georgia, pagato dieci milioni di euro, diventato – subito – un fenomeno da studiare nelle sue movenze, quelle che il Napoli si sta gustando ed al quale non vuole rinunciare. «L’ho lasciato 90′ in campo per questo, perché deve recuperare la sua forma, e nel secondo tempo ha fatto meglio. A volte deve partecipare di più quando non ha palla, deve essere lui a determinare il momento».

E gli altri

1247 minuti, cosa volete che siano? Kvara se li è presi per intero, li ha spalmati subito nel Napoli, in Italia, pure nel Mondo, ha dispensato un calcio nuovo, allegro e spensierato, poi ci ha aggiunto otto gol e dieci assist, ma soprattutto una spregiudicatezza – che sa di personalità – sufficienti per stupire ovunque e per spingere Spalletti a sbilanciarsi, a dichiararsi, ad abbattere qualsiasi forma di cautela, a sbilanciarsi, ad affidargli le responsabilità che gli apparterranno dal 4 gennaio in poi, da Inter-Napoli, lo spartiacque tra due fasi della stessa stagione. 

L’oro

E con Kvara, ovviamente, ci sarà dell’altro, un Raspadori che stuzzica il suo allenatore a sperimentare, a decifrare alternative («è un calciatore che va a mettersi in certi spazi lì, che sa determinare con l’attaccante i tempi per dare profondità; che sa legare con i centrocampisti»): Raspadori è la materia grigia che si può spruzzare in qualsiasi zona del campo alle spalle di Osi, insieme a Kvara eventualmente nel 4-2-3-1 persino come mezzala, alla Griezmann, un pozzo dal quale attingere. Però Kvaratskhelia più Raspadori più Osimhen fanno il Napoli del futuro.

Occhio Napoli, il Newcastle vuole Kvaratskhelia

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