ROMA – Alla Lazio il finto Pirata dei Balcani, al Maiorca il vero Pirata delle Baleari. In Spagna pensano che abbiamo avuto le traveggole. Che Muriqi, spedito in Liga con il suo carico di milioni e di delusione, non era lo “scarparo” della serie A, un mezzo giocatore, una comica di centravanti, incapace del più banale dei tiri, del gollettino più semplice. In Spagna è svaporato il fantasma del Muriqi bucatore, s’è presentato il Muriqi bucaniere: 8 gol in 12 partite di campionato, vicecannoniere della Liga dietro il semidivino Lewandowski (13 gol), 5 colpi nelle ultime 5 giocate dal kosovaro, l’ultimo all’Atletico, fatale al Cholo (1-0 per il Maiorca). Nel conto stagionale di Muriqi ci sono anche i 3 gol segnati col Kosovo a settembre in Nations League. Totale di 11 reti in due mesi. Numeri su misura del valore di quel Pirata su cui aveva puntato la Lazio, che era finito per valere poco e che ha finito per rivalersi. Pagato 17,5 milioni più bonus, svenduto e rivenduto a 9,4 più bonus (premio salvezza da 750 mila euro, totale di circa 10,1 milioni) con il 45% sull’eventuale rivendita futura. Adesso la Lazio può davvero sperare di ripagarselo perché in Spagna c’è la caccia (di mercato) al Pirata.
Muriqi, che le è successo? Ci ricordavamo della copia-pirata del vero Pirata…
«Al Maiorca mi sento molto bene. Loro credono in me e questo mi ha permesso di ambientarmi bene e di debuttare nel modo migliore. Spero di continuare così».
Il Maiorca, la scelta giusta.
«Avevo ricevuto altre offerte, ma quando ho parlato con Tare e con il mio manager ho realizzato che il Maiorca sarebbe stata l’opzione migliore per me».
Alla Lazio, invece, è andato tutto storto.
«Prima di tutto c’era Immobile, un attaccante straordinario che inanellava nuovi record e questa cosa ovviamente mi ha reso complicato trovare spazio. Arrivai infortunato, ebbi il Covid, e passare dal campionato turco alla Serie A è stato un impatto molto duro. In Italia il livello è molto più alto. Non ero pronto fisicamente e il primo anno andai in difficoltà nonostante avessi avuto parecchio minutaggio e occasioni per mettermi in mostra. Quindi è stato un mio errore e di nessun altro. Nel secondo anno con Sarri feci un’ottima preparazione, ma non ero il tipo di giocatore adatto al suo gioco e me lo disse chiaramente».
Estate 2020, Inzaghi chiede un vice Immobile. Tare va deciso su Muriqi, 17 gol e 7 assist in 36 partite col Fenerbahçe. Doveva uscire Caicedo, destinazione Emirati Arabi, l’offerta (preannunciata da 7 milioni) non arrivò più, ma l’acquisto di Muriqi era già in corso e fu chiuso. Caicedo rimase e iniziò ad essere il nuovo “Cesarini”, giocò anche dopo alcune scintille con Inzaghi (a San Siro col Milan). Muriqi rimase in panchina.
«Caicedo in quell’anno segnò tanti gol, spesso decisivi negli ultimi minuti. Ricordo quelli con il Torino, quando vincemmo nel finale, e la Juve. Furono scelte dell’allenatore. Inzaghi mi diede anche troppe occasioni, mi inseriva per mezz’ora, venti minuti, spesso di più. Il problema era che entravo e non lasciavo il segno, non riuscivo a segnare. La colpa è solo mia».
Quale colpa?
«Se sei un giocatore che gioca in un grande club devi dimostrarti all’altezza anche a livello di mentalità».
Eppure nel gennaio 2021 lei segnò due volte all’Atalanta, in Coppa Italia e in campionato. Sembrò un nuovo iniziò.
«Quando ho segnato all’Atalanta in Coppa e ho giocato bene anche in campionato successivamente non sono partito nell’undici titolare. Ed è stata una botta (qui Muriqi, collegato in videochiamata, fa un segno con la mano destra sulla fronte, ndr). So di aver fatto degli errori anche io, non lo nego, ma in quel momento mi sentivo bene e forse meritavo di giocare».
Con Sarri non è andata meglio, prima ha detto che le parlò chiaramente.
«Con Sarri andai a parlare, non mi schierò più dopo la sconfitta contro il Bologna fuori casa. Visto che non mi dava più chance gli andai a chiedere spiegazioni, provando a capire i motivi che lo portarono a non darmi più chance visto che si stava anche avvicinando il mercato. Gli dissi “mister, dimmi se non ti convinco più, se magari mi alleno male o se non sei contento di me”. E lui mi disse che non ero adatto al suo tipo di gioco nonostante mi allenassi bene e dimostrassi di essere un professionista. Così lo ringraziai e capii che dovevo andare via. Con Inzaghi invece non ebbi grosse conversazioni perché non conoscevo bene l’italiano. Quindi non andavo oltre il “buongiorno e buonasera”. Però, ripeto, Inzaghi mi diede tante opportunità. Anche troppe».
È sembrato che Inzaghi, con Ciro in campo, le chiedesse un gioco non da centravanti.
«È vero, il sistema della Lazio era un 3-5-2 che male si adattava alle mie caratteristiche. Non è cucito per me, ma quando hai davanti un bomber come Immobile non è facile. Ho pensato che ero giovane e dovevo correre di più per andarmi a cercare la palla indietro ma non ha funzionato».
Il vuoto che aveva dentro era lo stesso vuoto che si vedeva in campo. Dopo Lazio-Juve (novembre 2021) postò la frase “morto mentalmente”. Nella Lazio steccava, nel Kosovo segnava puntualmente.
«In Nazionale segnavo di più e il motivo è chiaro: lì mi davano più fiducia e io sentivo più fiducia. In Kosovo avevo tanta sicurezza, nella Lazio non l’ho mai avuta e trovata. Questo è oggettivo».
Nella lettera d’addio, rivolto ai tifosi, si è detto dispiaciuto.
«Così è la vita, mi dispiace per come sono andate le cose, ma io ringrazierò sempre ogni tifoso della Lazio per il supporto che mi ha dato dal primo all’ultimo minuto. La Lazio è un grande club ed è stato bello farne parte, ho dato tutto anche se non ho fatto bene. Sarò sempre un tifoso della Lazio, continuo a seguirla su Instagram e a seguirla in generale, mi dispiace che non abbiano visto il vero Muriqi».
È impossibile essere un vice Immobile?
«C’è poco da dire, Ciro gioca sempre perché segna sempre, in ogni partita. È difficile fare il suo vice, sì. È incredibile, dentro l’area è un vero killer. Non ho mai visto un giocatore così forte, forse solo Lewandowski è come lui».
In Spagna sono convinti che Muriqi diventerà un uomo mercato.
«Io penso solo a fare del mio meglio, a segnare tanti gol senza fare errori. Mi sento bene, sento fiducia e se ci sono queste due cose è più facile fare bene».
E allora come dice il Pirata Jack Sparrow ci sono solo due regole: ciò che un uomo può e ciò che un uomo non può.
«Io voglio ribadire che non ci sono stati errori da parte della Lazio, dei tifosi, di Tare o di Inzaghi: la maggior parte sono stati miei».