Muriel e il record dei gol dalla panchina: come può cambiare l’attacco della Juve

I bianconeri pensano a lui come al vice Vlahovic: è affidabile, testato anche a livello di Champions, ma disponibile a un ruolo da “panchinaro” di lusso, arma tattica all’occorrenza

Se quella che manca è la fantasia, intesa come capacità di tirare fuori improvvisamente, quasi in autonomia, una giocata decisiva, Luis Muriel può essere la risposta giusta. Il colombiano, che nelle giornate di grazia viene generosamente paragonato a Ronaldo il Fenomeno, e che in quelle meno ispirate può mostrare limiti di forma ed atletici, è l’idea della Juventus per dare una scossa al suo attacco. Reparto che ha un solo ma imponente punto fermo, Dusan Vlahovic, che aspetta il rientro di Chiesa, ma che ha bisogno di alternative e variabili. Muriel può garantirle, per la capacità di giocare sia da prima che da seconda punta (partendo anche esterno “alla Morata”) e per l’abilità nell’accendersi di colpo, anche a gara in corso. La Juventus ha pensato a lui come vice-Vlahovic: è affidabile, testato a vari livelli (Champions compresa), ma disponibile anche a un ruolo da “panchinaro” di lusso, da arma tattica a gara in corso.

Poche soluzioni

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È una soluzione che è per lo più mancata a Massimiliano Allegri nella stagione appena conclusa: il tecnico nella prima avventura juventina aveva costruito parte della sua reputazione anche con i cambi vincenti. Quest’anno quella componente è mancata, e la “ruggine” dell’allenatore non è una possibile spiegazione: mancava la materia prima. Anche l’ultima partita stagionale con qualcosa in palio, la finale di Coppa Italia, ha messo in mostra un limite nella rosa bianconera: l’assenza di uomini in grado di dare la svolta. Kean, primo bomber di scorta, ha segnato le sue (non molte) reti quando è partito da titolare, facendo registrare un impatto limitato da subentrante. In generale, i bianconeri hanno trovato sei miseri gol in panchina: solo quattro squadre hanno fatto peggio in A.

Super-sub

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Muriel in questo è uno specialista: da quando la vittoria vale tre punti (1994-95) nessuno in Serie A ha segnato di più partendo dalla panchina: 25 gol. Con l’Atalanta ha spesso sbloccato partite complesse, magari affiancandosi al centravanti titolare, Duvan Zapata. A Torino potrebbe fare lo stesso, cambiando la forma dell’attacco agendo insieme a Vlahovic, sostituendolo invece dal primo minuto quando il serbo avrà bisogno di riposare. E fornendo quel “plus” di talento e invenzioni che verrà a mancare con la partenza di Dybala. Nella storia delle grandi formazioni juventine, quelle che portavano a casa vittorie e titoli, figure di super-panchinari si sono spesso ritagliate momenti di gloria importanti, diventando ingranaggi fondamentali in un motore che doveva girare a mille per un’intera stagione. Michele Padovano nel 1995 fu portato a Torino proprio per dare un bomber di scorta a Marcello Lippi: si tolse lo sfizio di segnare, da titolare, il gol che eliminava il Real Madrid e portava la Juve in semifinale di Champions. Marcelo Zalayeta, nei suoi anni bianconeri, ha avuto un ruolo da titolare per poco più di mezza stagione. Però ha segnato gol fondamentali, anche lui al Real, anche lui in Champions. Se nelle classifiche di gol dalla panchina comanda Del Piero (che ha segnato in ogni situazione) e compaiono Iaquinta, Dybala e Di Vaio, alla categoria delle grandi riserve d’attacco bianconere appartengono anche Darko Kovacevic, chiuso dalla coppia Del Piero-Inzaghi, ma comunque capace di essere decisivo, e Alvaro Morata nella sua prima stagione bianconera, quella in cui partì indietro nei ranking, ma che lo vide protagonista nella corsa fino alla finale di Berlino.

Il mercato

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Muriel potrebbe prendere proprio il posto di Morata, in rosa: rispetto lo spagnolo può costare meno come cartellino (10-15 milioni la valutazione della Juventus, 15-20 quella dei bergamaschi) e come ingaggio: al momento guadagna circa due milioni di euro. A 31 anni un’avventura alla Juve non può che tentarlo, l’occasione di cominciare a vincere è ghiotta e il colombiano, a secco di successi, ha fame. È un’altra caratteristica che piace ad Allegri: accoppiare la necessaria esperienza ad alti livelli a una condizione di non-appagamento non è combinazione così comune da trovare. La sua stagione è finita anzitempo per un infortunio, la prossima partita può essere quella del mercato.

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