Mourinho: “Roma, voglio regalarti trofei. Sono qui per costruire il futuro”

Il tecnico giallorosso: “Una società vive di titoli, non solo di passione. Come vivo la mia seconda esperienza in Italia? Sono più allenatore ora rispetto a dieci anni fa”

“Cosa regalerei alla Roma? Dei titoli, dei trofei, perché di questo vive una società”. In questa frase c’è tutto Josè Mourinho. L’allenatore della Roma, intervistato da Esquire grazie alla collaborazione con Hublot, marca di orologi di cui è ambassador, si racconta a 360 gradi a partire dal rapporto con il club, i tifosi e la città: “Prima di vivere a Roma ero venuto a giocarci o l’avevo visitata come turista con la mia famiglia. Oggi passo ogni giorno attraverso i suoi luoghi storici ed è veramente speciale. Per me San Pietro sarà sempre San Pietro e il Colosseo sarà sempre il Colosseo e potrei dirne tanti altri. Milano è stata un’esperienza diversa perché il centro allenamenti è fuori dalla città e anche casa mia lo era. I miei figli in quel momento avevano 10 e 14 anni e andavano a scuola a Lugano, dove andavo ogni volta che potevo. La mia vita è stata molto più fuori che dentro Milano. Se devo scegliere qualche luogo speciale senza dubbio direi San Siro, perché è stato lì che si è fatta la storia ed è lì che ho avuto il vero contatto con gli interisti e con la città. A Roma è diverso, io vivo al centro, anche questo mi aiuta a capire quanto sia speciale”.

Trofei

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Dalla città al club, Mou non si sbilancia sul quando, ma si sbilancia su cosa vorrebbe regalare alla Roma: “Titoli, perché di titoli vive una società, perché i titoli alimentano la passione dei tifosi. Ho capito subito che l’amore che si prova per la Roma va oltre i trofei, è una passione eterna, sanguigna e anche familiare. Però la vittoria è quello che manca e stiamo costruendo un progetto per arrivarci. Se arriverà con me sarà perfetto, altrimenti sarebbe bellissimo aver contribuito alla costruzione di questo futuro, che è il sogno di tutti”. Sul suo rientro in Italia dopo 10 anni Mourinho dice di non essere migliore o peggiore, semplicemente diverso: “L’esperienza ti può solo migliorare. Io penso solo alla prossima partita. Tutti i match che hai giocato e i trofei che hai vinto, quelli sono in tasca e avrai tempo di guardarli quando hai smesso. Adesso voglio solo pensare alla prossima partita. Io mi sento molto più allenatore oggi che 10 o 20 anni fa”. E questa, per la Roma, è la notizia migliore.

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