Mourinho: “Io non sono Special One”. Ma la realtà è ben diversa

Durante la conferenza stampa dopo Bayer Leverkusen-Roma un giornalista inizia la sua domanda definendo José Mourinho lo Special One. Lui lo interrompe, non lo fa neppure terminare e gli dice: “Ma che Special… Io sono un bravo allenatore, sono umile e dico che lavorare con questi ragazzi non è un piacere, è un onore“. Mourinho ha ragione, soprattutto quando definisce questa impresa “importantissima, tra le più importanti della mia carriera“. Difficile dargli torto: la Roma non faceva una finale da 9 anni quando è arrivato lui e non vinceva un trofeo da quattordici. Con Mou in panchina è tornata, almeno, una coppa e sono arrivate due finali di fila. Anche per questo Mourinho è lo Special One.

Mourinho Special One, ecco perché

Non solo: come ha detto Gianluca Mancini, Mourinho ha fatto credere a un gruppo di buoni giocatori che potevano diventare qualcosa di più. Una squadra, una famiglia, una sicurezza, per se stessi e per gli altri. E’ per questo che Mou è Special ed è per questo che i tifosi, ieri quando si è lasciato andare a una sfrenata esultanza sotto al settore ospiti, erano euforici. Ma anche commossi, emozionati. Qualcuno persino malinconico all’idea che una persona così possa lasciare prima o poi la Roma. Non è questa, però, la notte per pensarci. Adesso è solo tempo di pensare all’Europa League, alla finale e a tutto ciò che è Special.


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