Mourinho e la famiglia: moglie filosofa e figli, ecco il segreto del successo

Ogni tanto, scherzando ma neppure troppo, quando José Mourinho pubblica una storia su Instagram, tifosi e giornalisti si chiedono: “Sarà qualcosa di Roma o qualcosa legato a sua figlia?”. Ha il volto da burbero il tecnico giallorosso, ma davanti ai suoi ragazzi e a sua moglie si scioglie. La figlia Matilde ha, da qualche anno, avviato una linea di gioielli di grande successo (con tanto di recensioni positive da parte dei maggiori media di settore) e ha il miglior testimonial al mondo: suo padre. Anelli, ciondoli, catenine, bracciali: Mou indossa spesso le creazioni della sua ragazza, come farebbe qualsiasi papà orgoglioso. E ha scelto lei per realizzare un bracciale da regalare ai giocatori e allo staff in ricordo della finale – vinta – di Conference League a Tirana. José stravede per sua figlia, crede nel suo lavoro e lo racconta sempre attraverso i social. Fine.

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Come mamma e papà

Figlia che si chiama come la mamma mentre il maschio di casa, José, si chiama come lui: segno evidente che i due eredi sono la naturale estensione dei genitori. Genitori che stanno insieme da una vita nel senso più letterale del termine. Mou e Matilde detta Tami, portoghese di origine angolana, si sono conosciuti in un ristorante di Setubal: lei aveva 15 anni, lui due di più. Non si sono più lasciati. Le loro case di riferimento sono in Portogallo e a Londra, a Roma Mou sta da solo, il resto della famiglia fa avanti e indietro. Appassionata e studiosa di filosofia, è lei che ha tenuto sempre la famiglia in mani salde, con il marito costantemente in giro per l’Europa. «Ma io sono il migliore genitore del mondo», ha detto scherzando una volta José. Non lo pensava veramente (o forse sì?), ma pensava – e pensa – di aver dato ai figli tutto l’amore del mondo. Li sente ogni giorno, sono liberi di invitare a casa amici e fidanzati e aspetta solo il momento in cui diventerà nonno.

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I tatuaggi

Forse, per l’occasione, si farà un altro tatuaggio visto che, oltre a quello realizzato meno di un anno fa sulla spalla per le tre coppe europee vinte, ne ha un altro sul polso con scritto: “Tami, Tita, Juca”, cioè i soprannomi della moglie e dei figli. Chi lo conosce bene dice che se diventerà nonno impazzirà del tutto. In un’intervista a “Esquire” dopo la vittoria della Conference ha detto: «Calcisticamente penso che non ne farò altri (di tatuaggi, ndr). Questo lo avevo promesso a tutti, l’idea era di farmi un tatuaggio unico, che potessi avere solo io: le tre coppe europee vinte. Il prossimo potrei farmelo se mio figlio o mia figlia avessero una bambina o un bambino, sarebbe un regalo speciale e un tatuaggio potrebbe essere un bel modo per celebrarlo».

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La moglie

Matilde Mourinho (la mamma) non ha mai concesso interviste, è ben attenta a stare lontano dai riflettori e, quando può, si dedica al volontariato. Sempre lontano da occhi indiscreti. Anni fa i media spagnoli scoprirono che era andata a fare visita in un campo di profughi siriani nel Nord della Giordania, distribuendo loro del cibo. Parlarono di sorriso confortante, di una signora elegante che ha conosciuto Mou da giovane perché ha passato un’estate a Setubal, il paese d’origine dell’ex tecnico del Real. Da allora lui non ha preso più nessuna decisione senza prima consultarla. La moglie di Mourinho non ha mai concesso un’intervista, ritiene che l’esposizione mediatica del marito sia già abbastanza. Che fosse al Chelsea, al Real o all’Inter, si è sempre rifiutata di parlare con i giornali e suo marito del loro rapporto dice che sanno come sia ben definito, ognuno ha il suo ruolo. Di Tami ne parlò José, però, rivelando: «Fu mia moglie a convincermi a non accettare la panchina dell’Inghilterra, anni fa. E fu una decisione saggia»

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I figli

È lei, spesso, a consigliare marito e figli: Matilde ha 27 anni, è laureata con un master al Condé Nast College of Fashion & Design ad agosto di due anni fa, ha creato il suo marchio di gioielli “Matilde Sustainable Jewellery”, società con sede a Londra. Di tutt’altro tipo la vita del fratello minore José junior, per tutti “Juca”. Ventitré anni, dopo aver giocato a calcio a livello giovanile come portiere sogna di diventare allenatore come il padre. «In lui rivedo me stesso», ha detto Mou più di qualche volta. Tutti, in famiglia, sanno di essere dei privilegiati e amano aiutare gli altri. C’è una cosa di José Mourinho che non viene raccontata spesso: è un uomo molto generoso che si spende tanto nei confronti dei più deboli, lontano dai riflettori. Ogni tanto fa un’eccezione, come quando è andato, la sera di Capodanno dello scorso anno, alla Caritas di Roma, alla stazione Termini, a portare il cibo ai bisognosi. Cibo comprato a sue spese, poche ore prima. Altra passione di famiglia è la moda: José veste Zegna, suo partner personale, e ama gli orologi. Quando vince un trofeo prende quello che indossava la sera della vittoria, lo ripone in un cassetto e non lo mette più: ne ha già archiviati 26.

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