TORINO – Dusan Vlahovic non è un caso, almeno secondo le dichiarazioni di Thiago Motta dopo la clamorosa sostituzione a fine primo tempo. E però tocca grattare un poco sotto la patina delle dichiarazioni ufficiali per cercar di capire, e quindi umilmente spiegare, quel che sta accadendo intorno al centravanti serbo. Che, intanto, una conferma rispetto all’anno scorso la sta mantenendo: è il primo per numero di “big chance” (grandi occasioni) fallite in Serie A. Nella stagione scorsa concluse secondo, dietro a Kvaratskhelia, nonostante… Sì, nonostante. Solo che sarebbe persino consolante se il piccolo caso (casino?) Vlahovic si limitasse alla carenza in zona gol.
Non è solo colpa di Vlahovic
No: è che non riesce a entrare nella manovra e a diventarne chiave (solo la metà dei passaggi riusciti e appena 6 tocchi del pallone), un problema perfino più grosso del gol, nel “guardioliano” 4-1-4-1 che Motta sta utilizzando (con pochissimo turnover, peraltro) in questo periodo. E, del resto, decrittando le parole di Motta si intuisce che il problema sia stato tattico, più che realizzativo: “Perché Weah? Avevamo bisogno di maggiore profondità”. Quella che Dusan, con i suoi movimenti raramente congrui, non riusciva a garantire. Poi, attenzione, non è solo colpa di Vlahovic perché è innegabile che, dopo le prime due gare vittoriose, la manovra bianconera si sia involuta e abbia faticato al cospetto di avversari più attenti nella fase difensiva.
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