Morto di Sla Nicola Loprieno: aveva 78 anni, a Lecce marcava Rivera

Si è spento dopo tanta sofferenza l’ex stopper di Matera e Lecce, Nicola Loprieno malato di Sla da una decina d’anni. La sclerosi laterale amiotrofica che ha colpito tanti calciatori, come Borgonovo, Signorini e Lombardi, continua purtroppo a mietere vittime. Il 78enne difensore tutto cuore e grinta era nato a Bari dove aveva mosso i primi passi nella Liberty, la seconda squadra del capoluogo. Nel 1968 venne ingaggiato dal Matera in serie C dell’indimenticato presidente Franco Salerno. Sei campionati da protagonista, insieme ad alcuni giocatori del calibro di Mayer, Buccione, Giannattasio, Carella, Vito Chimenti, Veneranda e tanti altri. In campo dava tutto se stesso, con quel suo incedere un po’ ciondolante e i calzettoni rigorosamente abbassati. A volte sembrava scoordinato ma con la rapidità e la sua irruenza riusciva ad avere la meglio sugli attaccanti avversari. Combattivo e tenace, divenne il beniamino dei tifosi materani che ancora oggi lo ricordano con tanto affetto.

Il duello con Rivera

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Nell’estate del ’74 approdò al Lecce (serie C) che annoverava altri calciatori baresi come Lorusso, Pasquale Loseto e Carella oltre al portiere Tarabocchia (diventato famoso per la sua imbattibilità di 1791 minuti) e al centravanti Montenegro. Per lui anche l’esaltante vittoria del campionato ’75-’76 che segnò la storica promozione del Lecce in serie B. Nella bacheca dei ricordi resta indelebile l’amichevole contro il Milan (1-3) allo stadio di Via del Mare, il 10 novembre del 1977, in cui duellò con Gianni Rivera. Nicola Loprieno cominciò ad avvertire i primi sintomi della malattia nell’aprile del 2011 perché aveva difficoltà nello scandire le parole. Poi, la terribile e spietata diagnosi: si trattava della Sla. Negli ultimi 7 anni è stato costretto a vivere in un letto fisioterapico attrezzato per i malati neurovegetativi, grazie all’ausilio del respiratore artificiale, assistito e accudito con grande amore e dedizione dalla moglie Angela “Lalla” Desiderato e dai suoi figli Claudio, Danilo e Alessio. Ha combattuto strenuamente fino all’ultimo, con quel carattere indomito e quella forza d’animo che riusciva a mettere in campo quando lottava su ogni pallone dando filo da torcere agli avversari.

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