Morata, due gol di rabbia: “Un messaggio per chi aspetta che cadiamo”

Lo spagnolo dopo la doppietta: “Tre settimane difficili, ora sto bene. Quando gioca Cristiano bisogna dare palla a lui perché è un robot, segna sempre e amo questo ruolo di assistman. Ma quando non c’è…”

Un attaccante deve segnare, ma per segnare bisogna giocare e la buona notizia per Pirlo è vedere come ha tenuto il campo per 70 minuti Alvaro Morata, uno che da metà febbraio non giocava più di mezzora e una di queste volte (col Porto) quando è tornato negli spogliatoi a fine partita ha avuto anche un mancamento perché proprio non ne aveva. E che invece con la Lazio ha firmato il certificato di guarigione dal citomegalovirus: “Ho passato tre settimane difficili – ha detto lo spagnolo a fine partita a Dazn -, sembrava che avessi perso la forza in allenamento e in partita, dopo ogni gara avevo la febbre… E’ stato un periodo duro, non bisognava mollare. Adesso sto recuperando molto bene, mi sento meglio e spero di stare ancora meglio martedì”.

Ancora di più

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“Purtroppo non l’abbiamo avuto nell’ultimo periodo a causa di alcuni problemi fisici e poi di altro tipo – si lascia andare Andrea Pirlo sul suo centravanti -, adesso sta cercando di trovare la forma migliore e per noi è un giocatore fondamentale: lo abbiamo preso in estate per le sue caratteristiche diverse da tutti gli attaccanti, adesso speriamo di averlo al cento per cento perché può dare ancora di più”. Sua è stata la prima grande occasione della serata bianconera, di testa, un minuto prima dell’assist con cui ha innescato Rabiot per il pari: “Ha tirato una martellata…”, ha sorriso lo spagnolo. Che nel secondo tempo ha girato la partita: un rigore reclamato per un corpo a corpo in area con Marusic e pochi secondi dopo eccolo pronto tra i difensori della Lazio a scattare in profondità a raccogliere l’invito di Chiesa e infilare il 2-1.

Quanto tempo

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Il gol dal dischetto tre minuti dopo è stato la ciliegina che ha vestito con una doppietta una serata già positiva: l’ultima doppietta in Serie A Morata l’aveva segnata a marzo 2016 col Toro, anche se già quest’anno ne aveva impacchettate un paio nelle prime due trasferte di Champions in casa di Dinamo Kiev e Ferencvaros. Dopo lo Spezia è alla seconda partita di fila che timbra il cartellino con una rete: l’ultima volta che aveva segnato in due gare di fila in campionato era nel febbraio 2015… Sarà stato il peso della responsabilità per non far rimpiangere Ronaldo? “No, pressione no – risponde Morata -, penso che oggi era importante la reazione dopo un errore sul gol. Siamo stati una grande squadra, per il resto dobbiamo pensare a martedì che ci giochiamo la vita”.

Assist e rabbia

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Sette gol in stagione, ma quello che colpisce del nuovo Morata rispetto alla prima edizione bianconera sono le sue capacità anche di rifinitura per i compagni: “Quando si gioca col miglior attaccante della storia del calcio bisogna che gli altri pensino prima ad assisterlo e poi a fare gol – offre la pronta spiegazione lo spagnolo – poi quando non c’è lui certo che uno pensa di più a tirare, ma lui è un robot, fa gol sempre. Ed è vero che il mister mi chiede di giocare tra le linee e gli altri non me lo chiedevano: Pirlo sa che posso farlo e sono contento di dare assist ai compagni, mi piace quando lo fanno a me, conosco bene le sensazioni”. E a proposito di sensazioni ce n’è una che sta spingendo Morata e si era capito già dalle dichiarazioni post Spezia: “C’è rabbia, tutti aspettano che cadiamo e questa partita era importantissima per mandare un messaggio per tutti gli altri che ci guardano. Noi ci siamo, bisogna pedalare e andare avanti, e finché ci sono punti in palio andremo avanti, fino alla fine”.

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