Morata, dagli insulti alla gloria. E adesso, la Juve: “Ho già la testa alla Lazio”

Sua la rete decisiva alla Svezia: “Soffro tantissimo quando le cose vanno male ma do sempre tutto. In bianconero è stato un mese difficile, questo gol mi aiuterà”

dal nostro inviato Filippo M. Ricci @filippomricci

15 novembre – Siviglia (Spagna)

Alvaro si è presentato in sala stampa a notte inoltrata. Felice, ma sempre con quell’aria un po’ triste che lo accompagna. Ha parlato a lungo. Si è sfogato, ha ringraziato e puntualizzato. Si è preso la scena con merito. Perché è sua la firma sul sedicesimo Mondiale della Spagna, dodicesimo consecutivo. Con un gol dell’attaccante della Juventus la Roja ha battuto 1-0 la Svezia e ha conquistato Qatar 2022. Rete numero 23 alla presenza numero 50. L’ha fatto a La Cartuja di Siviglia, lo stadio che solo 5 mesi fa aveva fischiato e massacrato Morata e insultato moglie e figli piccoli. Una storiaccia che ha portato al fragile Alvaro grande sofferenza.

MOLTO CONTENTO

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“No, non c’era da chiudere un cerchio o zittire qualcuno”, inizia dicendo Morata. Però ammette subito: “Certo è che il destino è stato giusto, perché in questo campo ho passato tanti momenti difficili quest’estate. Poco prima di segnare ho avuto un’altra palla buona e l’ho spedita fuori dallo stadio… La seconda è finita in rete. Sono molto molto contento. La Spagna ha l’obbligo di andare ad ogni Mondiale, ma la storia recente ci insegna che qualificarsi non è né facile né scontato”.

MASSIMO IMPEGNO

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“Io non mi sento liberato, però ho detto tante volte che ho faticato a capire certe situazioni perché io sono un ragazzo che dà sempre tutto, in campo e in allenamento. Che si impegna al massimo, nessuno può dire il contrario, nessuno”.

ORA LA JUVE

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“Ho avuto un mese difficile con la Juventus, è chiaro che questo gol può aiutarmi anche lì. Ripeto, io do sempre il 150% però a volte non basta. La palla entra o no, finisci in fuorigioco oppure no. Mi sono fatto male, il rendimento è stato condizionato. Ora con la Juventus giochiamo sabato, domani (oggi per chi legge, ndr) abbiamo un giorno libero ma io lo passerò iniziando a pensare e a prepararmi per la sfida con la Lazio. Voglio tornare far bene per la mia squadra, perché solo se le cose vanno bene con la Juve ho la possibilità di continuare a giocare in nazionale. Io soffro tantissimo quando le cose vanno male, tanto con la Juve come qui con la nazionale, ed è per questo che m’impegno al massimo”.

LA DEDICA

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Dopo il gol Morata è andato a prendere una cosa in panchina, una stella, perché aveva una dedica speciale da fare. Alla vigilia della sfida con la Svezia nell’hotel della Spagna è venuto Miguel Angel, un bambino malato terminale di cancro. “È stato un incontro molto emotivo, e ci tenevo a dedicargli il gol. Mi ha dato questa stella e mi ha detto che avrei segnato. Ho provato a metterla nei parastinchi ma usciva da tutte le parti e mi dava fastidio, così l’ho affidata al dottore. E quando ho segnato sono andato a prenderla. Non voglio dire altro su di lui, è una cosa bella e personale che tengo per me, sono solo contento perché penso di avergli fatto passare un buon momento stasera. Se lo merita”.

IL GOL

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“Poco prima avevo sparato un pallone fuori dallo stadio. Quando sono arrivato su quella palla respinta dalla traversa mi son detto: ‘Calma Alvaro, calma. Tira il freno che altrimenti la spari chissà dove’. E fortunatamente mi sono ascoltato. A volte la situazione va analizzata freddamente, e ci sono riuscito. Il calcio è così. A volte toglie, a volte dà. Io però non cambio la mia maniera di giocare: do sempre tutto”. E nessuno può dire il contrario.

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