Modello Empoli: Dionisi sulle orme di Sarri e Spalletti

Nell’ultimo quarto di secolo, l’Empoli ha giocato 11 campionati di A. E’ nato nel 1920, compie cent’anni proprio in questa stagione e fino all’‘86 non aveva mai conosciuto la massima serie dove è tornata, in modo un po’ più stabile, nel ‘97. Quella volta ce la portò Luciano Spalletti, quando Fabrizio Corsi era già presidente. Ci giocavano Birindelli (passato alla Juve), Dal Moro (poi alla Roma), un giovanissimo Luca Toni (3 presenze e 1 gol) e vi debuttò Totò Di Natale. Era una squadra che giocava un grande calcio. Era stato così anche negli anni precedenti con Ulivieri e Guidolin e resterà così anche in seguito. Per cui, se oggi l’Empoli è in testa al campionato giocando un calcio di primo livello non deve sorprendere. Ci sono state anche stagioni sbagliate, ovviamente, ma quando gli azzurri hanno conquistato i risultati più significativi della loro storia lo hanno fatto sempre attraverso il gioco. Di recente con Sarri e con Giampaolo, ora con Dionisi che ha molto, se non tutto, per incamminarsi sulla strada dei migliori allenatori dell’Empoli.

EFFETTO DIONISI – Alessio Dionisi ha appena 40 anni e come giocatore la sua carriera è trascorsa in C e D. Quando Ulivieri divenne tecnico dell’Empoli aveva 33 anni e da giocatore aveva fatto la Serie D; Guidolin aveva giocato in A e venne chiamato ad allenare l’Empoli a 36 anni; Spalletti era un mediano di C e prese la squadra a 35 anni; Sarri è stato uno dei più anziani, arrivò a Empoli a 53 anni, ma in comune agli altri aveva una modestissima carriera da giocatore, perfino inferiore a quella di Giampaolo che sulla panchina dei toscani si è seduto a 48 anni. Nessun grande palcoscenico alle spalle, giovani, ambiziosi e col calcio dentro, col bel calcio dentro. Devono essere così gli allenatori dell’Empoli, come Dionisi, che aveva conquistato Corsi già al Venezia.

CONTINUITA’ TATTICA. C’è anche un marchio tattico che l’Empoli dell’ultimo decennio non vuole trascurare. E’ l’espressione di un modulo, il 4-3-1-2, su cui Sarri ha costruito le sue fortune. Dalla prima stagione sarriana, con rare eccezioni, l’Empoli cerca di sviluppare il suo gioco attraverso il rombo. A vedere oggi la squadra di Dionisi si resta colpiti dalla qualità della sua manovra, dalla voglia di attaccare e di prendere possesso del campo. Il secondo tempo col Pisa è stato un dominio, come gli ultimi 90’ contro la Reggina, quando all’Empoli mancava un trequartista come Moreo. Tutti partecipano allo stesso modo alla manovra, i due terzini Fiamozzi e Terzic, attaccano di continuo, gli interni creano gioco con una tecnica eccellente, Stulac dirige, Moreo (o Bajrami) rifinisce, arricchendola, la parte finale dell’azione. Vedere l’Empoli di oggi smuove i ricordi di quella di Spalletti o di Sarri o, per i meno giovani di Ulivieri. Non è nostalgia, è il piacere del calcio fatto bene.

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