Misterchef

I milioni sono finiti da mo’, le plusvalenze-scandalo (vedi alla voce “soldi del Monopoli”) sono state necessariamente e finalmente abbandonate, le idee – così come le buone intenzioni – sono diventate merce rara: non potendosi permettere (altre) spese folli, oppure le più ardite alchimie finanziarie, i nostri club si sono visti obbligati a puntare meno sui piedi d’oro e più sui cervelli d’argento e le lingue di platino (facce di bronzo suonava male). In effetti il prossimo sarà il campionato degli allenatori-personaggio, gli Herrera del Terzo Millennio. Non più ordinari, dunque, ma special. One, two, three, four. E anche five.

Assai più che in passato, le sfi de della serie A asimmetrica, la prima della storia, si svilupperanno su piani disarmonici e vedranno protagonisti, oltre agli stellati della panchina, pluridecorati e internazionali (Mourinho e Allegri), toscanacci da campo dalle sorprendenti declinazioni tattiche e dalle molteplici esperienze e diffidenze (Sarri e Spalletti), possessori di caratterini e caratteracci che in partita e fuori non si spezzano, né si piegano (Gasperini, il più trendy, Mihajlovic e Juric), tecnici di garanzia (Simone Inzaghi, Pioli, Ballardini, Di Francesco e Semplici), silver foxes (Castori, Andreazzoli e Gotti) e giovani eccellenze della scuola di Coverciano (Italiano, D’Aversa, Thiago Motta, Zanetti e Dionisi).

Più mondi, più sensibilità, più retroterra e più età. Un raro concentrato di personalità, inventive e spudoratezze. L’Europeo – fatemelo ripetere: vinto – ha riaffermato l’importanza dell’allenatore. Se dio vuole, appartengono al passato le banalissime dispute tram giochisti e risultatisti. Apprezzabile inseguire lo spettacolo, il divertimento, ma in stagioni come la prossima, che si annuncia equilibrata come non mai, saranno la capacità di gestione delle tensioni e delle micro-crisi e i particolari a determinare le posizioni in classifica – la pole l’hanno già stabilita i bookmaker sulla base della credibilità e delle potenzialità e allora Allegri, la sua Juve, ha sorpassato l’Inter solo con il respiro.

Il riferimento a Mancini è inevitabile perché, nella veste eroica che gli avevano attribuito gli scozzesi, ha vinto la battaglia del bello e del quanto, troncando sul nascere ogni sfida dialettica: Roberto ha le armi, il genio e il cuore, detto a rischio fantozziano. Certi risultati fanno parte della persona, non del mestiere. Ripenso a Bearzot che l’allenatore, in realtà, non l’aveva fatto mai. E se anche ho elencato gente di fama, di successo, ricca, osannata da popoli diversi, sarebbe bello cogliere in qualcuno almeno un po’ dello spirito giovane, liberale, sinceramente appassionato, esibito da Mister Italia. So che gli stanno offrendo ricche panchine: lasciatecelo godere così com’è almeno fino al Qatar.

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