Milito: “Bologna, con Thiago puoi sognare l’Europa”

In pratica il campionato è finito.
«Mah, finito… Nel calcio ho visto tutto e il contrario di tutto. Certo quei punti sono tanti. Non sarà facile per le altre. Sicuro. E poi il Napoli ha fatto vedere di essere molto affidabile».

Thiago Motta la sta stupendo?
«No, affatto. Perché conosco Thiago, so com’è fatto. L’ho sempre saputo che Thiago è un uomo molto intelligente. Lo era anche da giocatore, in campo vedeva tutto prima, sapeva cosa dire e cosa fare. Le sue squadre hanno queste caratteristiche: cercare sempre la porta, provare a giocare. Secondo me a Bologna sta facendo davvero un grande lavoro».

Siete rimasti in contatto?
«È un po’ che non lo sento, ma in questi anni è capitato di interagire, anche solo con qualche messaggio. Quando era al Genoa, dopo… Io e Thiago abbiamo condiviso molte cose».

Che compagno era?
«Uno di grande carattere, capace di farsi rispettare, una persona di grande serietà. A lui mi lega sempre un grande affetto perché è un ragazzo straordinario. Abbiamo passato grandi momenti all’Inter, ma anche prima al Genoa. Una bella amicizia anche per via dei figli, due hanno la stessa età, e le nostre mogli passavano del tempo insieme».

Porterà il Bologna in Europa?
«Non lo so, soprattutto in Serie A è molto difficile arrivare in Europa. Ci sono tante squadre forti. Ma bisogna dirlo: sognare si può sempre. E poi il Bologna è una buona squadra. Non sarà facile, ma Thiago ci proverà. Cercherà di arrivarci fino all’ultimo».

Intanto si sente l’assenza di Nico Dominguez.
«È ancora giovane, ma penso che Nico abbia dimostrato il suo valore lì a Bologna. È un giocatore che sarà in corsa per la maglia della Nazionale».

Quando conta la tattica nel calcio di Motta? E nel calcio in generale?
«È importante, questo sicuramente. Ma non più di tanto. Devi capire come giocare, che squadra hai di fronte, che giocatori hai. Ma deve esserci un equilibrio interno, altrimenti i moduli lasciano il tempo che trovano».

Per lei un allenatore deve essere complice o farsi (quasi) odiare?
«Anche qui: dipende anche un po’ dai giocatori che hai. Io penso che la parola giusta sia una sola: equilibrio. Sì, la parola giusta è quella. Perché nel calcio il punto è che devi capire le personalità di tutti, i momenti, le situazioni. E a volte ci sta che devi essere un po’ più duro».

Quindi si può tenere in panchina anche Arnautovic?
«Eh certo, come no. Marko è un ottimo giocatore, ma le situazioni le devi gestire sempre. Era un ragazzo straordinario, divertente, un ottimo giocatore, veramente ottimo».

Più volte ha raccontato che all’Inter non si comportò da giocatore.
«Era arrivato molto giovane. Aveva bisogno di tempo, di crescere. Ma se parla così è perché ha fatto un percorso. Marko è una persona di qualità».

Già che ci siamo parliamo di Juric?
«Anche Ivan è un grande lavoratore, lo conosco molto bene. Ivan era un altro allenatore in campo. Non mi stupisce quello che sta facendo».

Il Torino è difficile da affrontare.
«Sì, è una squadra che sa il fatto suo, rispecchia il carattere del suo allenatore. È una squadra difficile da affrontare».

Gasp è stato maestro di tutti. Che cos’ha in più?
«È stato per me uno dei migliori allenatori che ho avuto, provo un grande affetto per lui, gratitudine. Mi ha insegnato. Infatti non è un caso che tanti ex giocatori di Gasperini stiano allenando. Vedi Palladino, Thiago e altri. Lui è uno che insegna calcio, uno che ti fa innamorare del calcio. E fa giocare bene le sue squadre. Per me è stato tantissimo».

Perché non è diventato allenatore anche lei allora?
«No, io no (e ride ndc), ho fatto altre scelte, mi è piaciuto tanto l’aspetto della gestione. Ho fatto il direttore sportivo al Racing, sono più portato per quel genere di lavoro lì».

Mou, invece, come sta facendo alla Roma?
«Ha vinto un trofeo l’anno scorso, adesso è lì tra le prime, credo si stia comportando alla grande. José è sempre lì a lottare e la Roma è una squadra che dà fastidio».

Inter: troppi alti e bassi?
«È seconda in classifica, in semifinale di Coppa Italia, si sta giocando i quarti di Champions: la stagione dell’Inter non è da buttare. Certo, l’Inter deve puntare sempre a vincere. Ma in A sono più i meriti del Napoli che il demerito di altre squadre. Qualche punto per strada l’Inter l’ha lasciato, e magari non doveva. Ma non mi sembra affatto una brutta stagione».

Dove può arrivare in Champions?
«Non mi porrei limiti, la Champions è sempre durissima e adesso c’è la parte più dura con il dentro-fuori. Però direi: Inter, niente limiti. Dopo il Porto, con un quarto di finale può succedere tutto».

Come giudica la stagione di Lautaro?
«I numeri parlano per lui: un’ottima stagione. Dopo il Mondiale ha sentito una carica incredibile e l’ha trasmessa agli altri, è diventato più leader, si vede che ha peso sulla squadra».


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