Milito, addio da brividi “Inter, grazie di tutto”

Ha salutato nella serata di ieri, questa volta per davvero. Accolto da un’ovazione più regale che principesca. “El Principe” Diego Milito: tanto pacato fuori dal campo quanto letale dentro. Lui, che con l’Inter ha scritto la storia nella stagione 2009-2010, ha dato in Argentina l’ultima carezza a quel mondo del pallone a cui tanto ha dato e da cui tanto ha ricevuto. L’addio arriva a trentasette anni, al termine di una festa organizzata in suo onore dal Racing Avellaneda. Assieme agli amici più cari, a quei compagni (presenti anche molti giocatori del triplete) con cui ha sudato, lottato e vinto. Tanto.

“grazie inter” — Abbracci, emozioni e parole al miele per tutti: “Realizzo il mio sogno: lasciare il calcio con la maglia del Racing – dice commosso l’argentino, che poi si concentra sulla sua avventura europea -. Voglio ringraziare tutti i club europei in cui ho giocato (Genoa, Saragozza e Inter, ndr) “. La sua parentesi italiana è durata in tutto sette anni e mezzo (dal gennaio 2004 al giugno 2005 e poi dal 2008 al 2014). Una fetta di vita importante, come ammette emozionato Diego: “Il Genoa mi ha portato in Europa facendomi conoscere al grande calcio e i tifosi mi hanno trattato sempre benissimo. L’Inter? Ho vissuto momenti indimenticabili: ho ricevuto tantissimo affetto dalla gente nerazzurra. Non potrei mai dimenticarli in un giorno come questo”.

Diego Milito, 37 anni. La sua gioia durante la finale di Champions League. Reuters

Diego Milito, 37 anni. La sua gioia durante la finale di Champions League. Reuters

che numeri — Dicevamo dei sette anni e mezzo in Italia: via Genoa appunto, che lo scovò proprio dal Racing Avellaneda. Milito esordisce in Serie B nel gennaio 2005: una stagione e mezza, 59 presenze e trentatrè reti. L’idillio si interrompe solo a causa della retrocessione a tavolino per la combine di Genoa-Venezia, ma è solo una pausa temporanea. Dopo il Saragozza il Principe ritorna, nel 2008. L’impatto è devastante: 24 gol in 31 partite, dietro solo a Ibrahimovic nella classifica dei capocannonieri. Mourinho non ci pensa due volte e lo porta proprio a Milano. Nella prima stagione realizza 30 gol, con annesso triplete e doppietta in finale di Champions League contro il Bayern Monaco. Una serata indimenticabile – quella di Madrid – che entra di diritto nella storia del Principe e dell’Inter. Poi ancora altre quattro stagioni e il ritorno a casa. Nel club sempre amato, il suo Racing. Quello con cui ha deciso di lasciare il calcio. Davanti ai suoi tifosi, assieme ai suoi amici di sempre. Quegli stessi amici con cui ha esultato 252 volte in carriera.

 Gasport 

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